Handbook_Volume III

68 sizione e numero cicli di chemioterapia o radioterapia, uso di agenti mielotossici (fludarabina, lenalidomide), insuccesso di un precedente tentativo di mobilizzazione, eta del paziente (19). GITMO ha proposto uno score che comprende una serie di fattori predittivi indipendenti per mancata mobilizzazione (20). Sulla base della mobilizzazione delle CD34+ circolanti è possibile distinguere tra borderline poor mobilizer (11-19μl), relative poor mobilizer (6-10μl) e “absolute poor mobilizer” (0-5μl) (21). In questi casi, l'uso di plerixafor contribuisce a ridurre il rischio di fallimento della mobilizzazione delle CD34 a meno del 10% seguendo un algoritmo condiviso da EBMT (22). 3. Conta delle cellule CD34 e timing della leucaferesi Ancora oggi il numero delle CD34+ mobilizzate nel sangue periferico rappresenta il parametro più importante della qualità del graft essendo l’unico parametro predittivo di attecchimento riconosciuto dopo autoTMO (23). Il monitoraggio delle CD34+ su sangue periferico può essere anche opzionale nella mobilizzazione steady-state ma è invece essenziale in quella con chemio-mobilizzazione. Se non altrimenti specificato in protocolli specifici, il monitoraggio giornaliero delle CD34 periferiche dovrebbe iniziare alla risalita dei leucociti sopra 1000/μl . Il numero di cellule CD34+ circolanti minimo per avviare un paziente alla procedura di leucaferesi è rappresentato da un valore di almeno 20 cellule/μl (24). Per ogni schema di chemioterapia di mobilizzazione esiste una finestra ottimale di mobilizzazione che consente di avere una buona predittività del picco di CD34+ al termine dello schema chemioterapico. 4. Target della raccolta Il numero delle CD34+ che è necessario raccogliere nel setting autologo è funzione della patologia di base (es. linfoma vs mieloma), delle terapie sequenziali ad alte dosi o singolo trapianto, del numero di procedure previste per il paziente (es. pazienti affetti da mieloma). Esiste una stretta correlazione tra dose di CD34+ raccolta ed attecchimento post trapianto, soprattutto per l’attecchimento piastrinico (23). La maggior parte degli studi mostra come dose ottimale un numero di CD34+ ≥ 5 x 106/kg. La maggior parte dei Centri Trapianti raccomanda una dose di almeno ≥ 2 x 10(6)/kg. (1). L’International Myeloma Working Group raccomanda almeno ≥ 4 x 106/kg per singolo trapianto e ≥ 8 - 10 x 106/kg per trapianto tandem (25). Il recupero granulocitario non varia in maniera statisticamente significativa (26) per pazienti che ricevono da 2.5 a 5 x106/kg CD34+ verso un numero superiore a 5 x106/kg CD34+, mentre varia la cinetica di attecchimento piastrinico (27). Recentemente sta acquisendo sempre maggior interesse il ruolo di altre variabili raccolte nella composizione del graft in grado di influenzare l’attecchimento e l’outcome post trapianto oltre al numero delle CD34+: sottopopolazioni di CD34+ (CD34+/CD38-), contaminazione della raccolta in termini di PMN o piastrine, subset linfocitario (linf.B, linf. T, NK) (28). In base al numero delle CD34+ nel sangue periferico al momento del picco della mobilizzazione e al target di cellule da raggiungere per la raccolta, è possibile impostare i volumi di sangue da processare utilizzando algoritmi o tabelle come quella validata presso il centro di raccolta IEO (29) 5. Mobilizzazione di CSE nel donatore La selezione ed il rilascio del giudizio di idoneità alla donazione di CSE avviene secondo normativa (decreti Leg.vi 6.11.2009, n.19 e 2.11.2017 art13) applicata alla donazione di sangue intero. Considerata tuttavia la necessità di disporre di uno strumento specifico per i donatori di CSE, il CNS ed il CNT hanno promosso un tavolo di lavoro per la redazione condivisa con le società scientifiche di riferimento dei criteri di selezione del donatore, familiare e non, per trapianto allogenico. Sarà possibile perciò disporre di un documento di estremo

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