61 di 20%, i separatori cellulari solitamente hanno un’efficienza di raccolta non ottimale; inoltre il volume extracorporeo può accentuare la comparsa di ipossia tissutale : in questi casi è preferibile trasfondere concentrati eritrocitari in modo da portare il valore di ematocrito il più vicino possibile al 30%. Analogamente, in caso di piastrinopenia grave pre-procedura (con valori di piastrine circolanti < 15-20.000/mL) deve essere valutata l’opportunità di effettuare una trasfusione di concentrati piastrinici, allo scopo di prevenire eventuali sanguinamenti spontanei, indotti dalla concomitanza di piastrinopenia grave e infusione di elevati volumi di ACD (indicativamente nell’adulto un volume totale di di ACD-A di 900-1300 mL, con un flow-rate di 1:8-1:10 e un flusso di 0,06-0,15 mL/Kg/min). Per valori di piastrine > 20.000/mL la trasfusione di concentrati piastrinici può essere effettuata dopo la procedura. Ne consegue che la vera controindicazione alla procedura aferetica è la documentata emorragia in atto, per l’elevato rischio che l’infusione di ACD-A nelle quantità indicate la alimentino. Al termine della procedura di raccolta di CSE da sangue periferico il donatore deve essere assistito per tutto il tempo necessario al completo recupero psicofisico. In considerazione del volume di ACD ricevuto, della durata della procedura, dell’eventuale comparsa di tossicità da citrato e della supplementazione con calcio gluconato già effettuata, il periodo di osservazione presso il centro dovrebbe essere di almeno 30 minuti, ma preferibilmente di 1-2 ore, per consentire il completo metabolismo della soluzione anticoagulante contenente citrato somministrata [37]. 5.6. Accessi vascolari La gestione dell’accesso vascolare può rappresentare una vera sfida nella donazione delle CSE, in particolare nella donazione di CSE da sangue periferico e soprattutto nel bambino di basso peso [11,47]. Nella gestione degli accessi vascolari tre sono i momenti importanti che possono condizionare la donazione stessa [11,56]: • il reperimento dell’accesso vascolare più idoneo • la disinfezione del sito di venipuntura • il mantenimento dell’accesso vascolare per la durata della donazione A questo si aggiungono • la gestione della perdita dell’accesso vascolare durante la procedura • l’emostasi accurata al termine della procedura, che deve garantire la prevenzione di stravasi ematici e il mantenimento dell’integrità vascolare, anche in vista di una possibile ulteriore procedura 5.6.1 Reperimento dell’accesso vascolare più idoneo Gli accessi vascolari sono distinti in accessi vascolari periferici e accessi vascolari centrali [10,11,24,40,56]. Gli accessi vascolari periferici a loro volta possono essere classificati come accessi vascolari periferici superficiali e accessi vascolari periferici profondi. Nel primo caso gli accessi vascolari sono reperibili palpatoriamente e visivamente e presentano caratteristiche ottimali quando sono di buon calibro, di buon tono, con un tratto rettilineo, compreso tra due fasci muscolari e liberi da esiti di venipunture precedenti o infiltrati o stravasi ematici [57,58]. Questi accessi vascolari consentono il posizionamento di agofistola di grosso calibro (16G, 17G, 18G) [28,56,57,58] e sono adeguati per la conduzione di procedure aferetiche di particolare impegno e durata. Donatori che presentino due accessi vascolari periferici con queste caratteristiche possono effettuare donazione di CSE periferiche o linfociti mediante procedura aferetica senza particolari problemi [10,11,40,56]. Donatori candidati alla donazione di CSE midollari, possono effettuare, se previsto, una o due sedute di predeposito per autotrasfusione senza particolari problemi [11,40]. In merito al reperimento e alla gestione degli accessi vascolari devono essere considerati diversi aspetti [6,10,11,30,40,47,56]: • la modalità con cui di svolge la donazione di CSE e il tipo di accesso vascolare necessario alla conduzione della donazione • Per la donazione di CSE midollari vengono reperiti accessi vascolari periferici, che solitamente si mostrano sufficienti sia nel donatore adulto che nel donatore pediatrico per l’esecuzione dei prelievi per gli esami di work up; va ricordato tuttavia che nella fase pre-donazione possono essere previste una o più sedute di predeposito, attraverso un accesso vascolare di buon calibro e buon tono, tale da consentire il posizionamento di agofistola 16G. Questo potrebbe rappresentare un problema nelle giovani donatrici, in donatori con vene superficiali non adeguate e nei bambini di peso 50-30 Kg. Indicativamente in bambini di peso < 30Kg il predeposito non viene preso in considerazione. • Per la donazione di CSE periferiche i prelievi per gli esami di work up possono essere eseguiti attraverso accessi vascolari periferici anche di calibro medio o piccolo, ma per la donazione vera e propria, che si effettua mediante procedura aferetica, sono necessari accessi vascolari di buon tono e di buon calibro tali da garantire il posizionamento di agofistola di grosso calibro. In alternativa, nel donatore autologo viene preso in considerazione il posizionamento di un accesso vascolare centrale (vedi oltre) • ’età del donatore autologo e allogenico • per donazioni in donatori o pazienti adulti, sulla base del patrimonio venoso del donatore o del paziente e sulla base del calibro della vena ritenuta appropriata, si posiziona il device più idoneo • per donatori in età pediatrica si valuta la necessità di posizionare un catetere venoso centrale, in particolare in bambini di basso peso • la conformazione anatomica del donatore e il patrimonio venoso del donatore • nel donatore autologo e allogenico con accessi vascolari difficili può essere considerato il reperimento di accessi vascolari periferici profondi con modalità ecoguidata e il posizionamento di cateteri periferici (Mini-midline) 1. Aspetti Generali
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