Handbook_Volume III

79 1. Aspetti Generali 1.8. Il Condizionamento 1.8.1 Nell'adulto Nicola Mordini1 1SC Ematologia, AO S Croce e Carle, Cuneo Email address: mordini.n@ospedale.cuneo.it *Corresponding author Abstract: Il regime di condizionamento è essenziale nel trapianto di cellule staminali ematopoietiche, in quanto permette una riduzione del ‘tumor burden’ in corso di patologia neoplastica, e sopprime il sistema immunitario del paziente, sì da permettere l’attecchimento delle cellule trapiantate. È costituto da diverse combinazioni di chemioterapici, di chemioterapici e radioterapia o solo da radioterapia. La tossicita’ trapiantologica e la graft versus tumor sono proporzionali alla intensità del regime di condizionamento. In origine esistevano solo i regimi cosiddetti mieloablativi, basati sulle dosi massime di chemioterapia e/o radioterapia. In seguito, per poter offrire il trapianto a pazienti piu’ anziani o con comorbidità, sono stati introdotti i regimi a ridotta intensità e non mieloablativi, a scapito però di un incremento della recidiva. Per migliorare la tossicità trapiantologica e/o diminuire la recidiva , negli ultimi anni sono stati introdotti nuovi elementi nei regimi di condizionamento (analoghi purinici , sieri antilinfocitari, anticorpi monoclonali, farmaci targeted, farmaci a ridotta tossicità) che hanno reso più complessa e forse inadatta la loro classificazione. Un approccio personalizzato (che tenga conto di fattori quali il burden di malattia, lo stato di malattia minimina residua e i fattori di rischio specifici della patologia di base, del paziente e del trapianto) nell’ambito del rapporto rischio di tossicità trapiantologica/rischio di recidiva , associato al ricorso a regimi meno tossici e a strategie di prevenzione della recidiva nel post trapianto, potrebbe essere la strategia vincente . Keywords: Trapianto autologo, trapianto allogenico, mieloablativo, ridotta intensità, non mieloablativo, immunodeplezione 1. Introduzione Il regime di condizionamento è uno dei pilastri del trapianto di cellule staminali ematopoietiche. Il suo ruolo è quello di facilitare l’engraftment delle cellule staminali trapiantate e di ridurre o eliminare le cellule tumorali in caso patologie neoplastiche. Solo nell’evenienza di bambini affetti da immunodeficienza combinata severa /SCID) e di pazienti affetti da anemia aplastica severa (SAA) con un gemello identico come donatore, si può ottenere l’attecchimento delle cellule staminali ematopoietiche senza condizionamento [1 ]. Il suo meccanismo di azione si basa su due componenti: una mieloablazione più o meno completa a carico delle cellule staminali ematopoietiche dell’ospite e una linfodeplezione sempre a carico dell’ospite. Può comprendere una radioterapia,essenzialmente una radioterapia corporea totale (TBI ) o una radioterapia linfonodale totale (TLI) , o basarsi unicamente su agenti chemioterapici , che a loro volta possono essere maggiormente mieloablativi (come il Melphalan o il Busulfano) o maggiormente linfodepletanti (come la ciclofosfamide o la fludarabina). Storicamente la sua intensità è direttamente proporzionale alla mortalità trapiantologica (TRM) e inversamente proporzionale alla incidenza di recidiva (Figura 1). Esistono regimi cosiddetti mieloablativi (MAC) , a ridotta intensità (RIC) e non mieloablativi (NMA) in base alla dose totale di alchilante e/o radiazione totale corporea somministrati (Figura 2). Figura 1: correlazione fra intensità del regime di condizionamento, rischio di TRM e di recidiva. (adattato da N Gagelman and N Kröger [2])

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