Handbook_Volume III

66 1.6.1 Mobilizzazione e raccolta da sangue periferico Daniele Laszlo1*, Antonio Magarò2, Angelo Ostuni3 1 Unità Mobilizzazione e Raccolta Cellule Staminali – IEO Milano; 2Divisione di Ematoncologia – IEO Milano; 3 Medicina Trasfusionale, Unità di aferesi terapeutica – AOU Policlinico Bari Email address: laszlo4giima@gmail.com (corresponding author), antonio.magaro@ieo.it; angelo.ostuni@policlinico.ba.it *Corresponding author Abstract: La conferma del potenziale terapeutico delle cellule staminali da sangue periferico come sorgenti alternative del midollo osseo, ha favorito la diffusione delle procedure di mobilizzazione ed aferesi da sangue periferico costituendo ad oggi la fonte di cellule più impiegata sia nel trapianto autologo che allogenico. Nei donatori sani la mobilizzazione e raccolta di cellule staminali è un processo efficace e prevedibile nella quasi totalità dei casi. Nei pazienti invece la risposta alla mobilizzazione è più variabile, prevede schemi specifici in base alla patologia di base e può accompagnarsi anche al fallimento nel raggiungimento del target di raccolta. Algoritmi decisionali condivisi dalle comunità scientifiche di riferimento e la disponibilità di agenti mobilizzanti specifici, consentono tuttavia di ridurre al minimo la percentuale di pazienti “poor mobilizer”. La disponibilità di separatori cellulari capaci di processare estesi volumi ad alti flussi ha permesso di trattare più volemie di sangue in una singola procedura aumentando così l’efficienza di raccolta. Keywords: separatori cellulari, CD34+, target di raccolta, fattori di crescita, plerixafor, accessi vascolari 1. Introduzione La pratica clinica della mobilizzazione e raccolta in aferesi delle cellule staminali emopoietiche (CSE) da sangue periferico richiede una comunicazione costante ed ottimale tra l’unità clinica, il servizio di aferesi ed il laboratorio di processazione all’interno di ogni Programma Trapianto. Questa sinergia è essenziale per il successo della raccolta per i pazienti / donatori durante il percorso terapeutico che prevede il trapianto di CSE e determina la buona riuscita o meno del raggiungimento del target previsto. 2. Strategie di mobilizzazione La mobilizzazione ideale e tale quando permette di raccogliere una dose ottimale di cellule progenitrici CD34+ con un’unica procedura aferetica, riducendo i costi della fase di mobilizzazione, raccolta e processazione, in assenza di eventi avversi e complicanze, ne l’ospedalizzazione per neutropenia febbrile (1) . Sostanzialmente esistono due diverse strategie di mobilizzazione: la così detta “steady-state” e la mobilizzazione con chemioterapia (2). Abitualmente le strategie di mobilizzazione piu utilizzate sono rappresentate da regimi chemioterapici malattia-specifici in combinazione con il fattore di crescita che sfruttano sia l’azione di debulking sulla malattia che la capacità mobilizzante. Lo steady-state prevede invece l’utilizzo del solo fattore di crescita. Tra i fattori di crescita disponibili, quello comunemente utilizzato nella pratica clinica e il filgrastim G-CSF ricombinante sia nella sua formulazione come originatore che come biosimilare; altri, come G-CSF pegfilgrastim, G-CSF lenograstim sono usati meno frequentemente. • Mobilizzazione senza chemioterapia (steady state) L’impiego di G-CSF da solo costituisce un'opzione affascinante grazie alla sua cinetica di mobilizzazione, che a sua volta consente una schedulazione precisa delle aferesi e una riduzione del costo dei fattori di crescita e della raccolta rispetto alla chemioterapia (3). La mobilizzazione steady-state con l’impego del solo G-CSF consente una somministrazione come outpatient con ottima predittività del picco circolante di CD34+ . La dose

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