Handbook_Volume III

58 di compatibilità si distingue: • Donatore non familiare HLA compatibile se la compatibilità è completa 10/10 • Donatore non familiare HLA parzialmente compatibile se uno o più antigeni risultano diversi (mis-match per uno o più antigeni): 9/10, 8/10, 7/10. 4. Aspetti assistenziali: strategia trapiantologica, selezione del donatore e scelta della fonte di progenitori emopoieici Il Centro Trapianti, nel pianificare il trapianto, definisce la miglior strategia trapiantologica per il ricevente, in relazione alla patologia, allo stato di malattia, all’età, alla presenza di eventuali comorbidità, al trattamento precedente e alla disponibilità di un potenziale donatore. Se la miglior strategia trapiantologica è rappresentata dal trapianto autologo, il paziente viene avviato a raccolta di CSE come donazione autologa. In questo caso di norma si programma la raccolta autologa di CSE periferiche e solo molto raramente la raccolta autologa di CSE midollari. Se la miglior strategia trapiantologica è rappresentata dal trapianto allogenico, viene valutata la presenza di potenziali donatori nella famiglia, o in alternativa la disponibilità di donatori non familiari attivando la ricerca nei registri nazionali ed internazionali, o ancora la disponibilità di donatori alternativi: donatori familiari aploidentici o unità di sangue cordonale, secondo la policy del Programma Trapianto. Prima di procedere al test genetico finalizzato alla determinazione dell’assetto HLA del donatore, è importante che il donatore (o i donatori, se i familiari testati sono più di uno) sia informato in merito alla finalità del prelievo stesso [33]: deve sapere che a seguito dell’esito di questo test potrebbe essere individuato quale potenziale donatore di CSE a favore del ricevente e deve sapere in cosa consiste la donazione, quale impegno comporta e quali rischi, sia pur remoti, sono connessi [25,46,52,61]. Per questo è opportuno che prima dell’esecuzione del test genetico venga effettuato un primo colloquio con un medico esperto nella donazione di CSE e che il donatore esprima la sua disponibilità in merito. Nel momento in cui è individuato un donatore potenzialmente HLA compatibile, il Centro Trapianti effettua la sua valutazione dal punto di vista immunologico, sulla base della compatibilità HLA, quindi identifica la fonte di progenitori emopoietici più favorevole per il paziente e propone al Centro Donatori il tipo di donazione richiesto. A questo punto il Centro Donatori verifica la disponibilità del donatore e la conferma dell’intenzione a donare, verifica l’idoneità alla donazione, sulla base dei criteri di idoneità e di esclusione definiti dalla normativa e dagli standard nazionali ed internazionali [2,3,7,14,29] e propone al donatore la modalità di donazione richiesta da Centro Trapianti. E’ comunque il donatore ad accettare formalmente la modalità di donazione proposta, firmando l’apposito consenso informato, consapevole che non esiste nessun obbligo per effettuare la donazione, ma che qualunque sua decisione ha delle conseguenze sul ricevente. 5. Aspetti assistenziali nella donazione di cellule staminali emopoietiche Il primo aspetto importante nell’assistenza alla donazione di CSE è l’accoglimento del donatore presso L’Unità di Raccolta. Il personale infermieristico dovrebbe essere in grado di gestire il donatore autologo e allogenico considerando i seguenti aspetti: • Donatore autologo • Donatore allogenico familiare e non familiare • Età • Peso • Tipo di donazione : CSE da sangue midollare o da sangue periferico • Accesso vascolare • Presenza di eventuali comorbidità • Esito della donazione • Esito del trapianto e controlli post-donazione 5.1. Donatore autologo Nel caso di donatore autologo, gli aspetti assistenziali sono prevalentemente orientati a creare empatia nel paziente, mostrando accoglienza, rispetto del programma di cura e degli orari previsti per gli eventuali appuntamenti, comunicando comprensione in merito al percorso di cura che il paziente stesso sta affrontando. Nel momento in cui il paziente viene accolto al centro per la prima volta per la valutazione clinica preliminare, è importante fornire tutte le informazioni utili a creare un ambiente rassicurante, spiegando nel dettaglio che tipo di attività verrà svolta in quell’occasione e nelle occasioni successive, e come si svolgerà la donazione. La professionalità dell’operatore che accoglie il paziente e la competenza che saprà trasmettere [5] saranno determinanti per mettere il paziente a proprio agio e affrontare con serenità e collaborazione anche gli effetti collaterali o le eventuali complicanze della donazione. Il paziente ha probabilmente già affrontato chemioterapie e radioterapie, trasfusioni, procedure invasive prima di entrare nel Programma Trapianto e può manifestare paura, scarsa compliance, diffidenza, a volte insofferenza. 5.2. Donatore allogenico, familiare e non familiare Nel caso di donatore allogenico familiare, all’incertezza e alla paura (manifesta o non manifesta) rispetto alla procedura di donazione che viene proposta, si aggiunge la preoccupazione per la salute del proprio familiare, ricevente del prodotto cellulare. Il donatore ha certamente bisogno di capire come gestire emotivamente la donazione e ha bisogno di tempo per comprendere, assimilare e gestire le numerose informazioni che vengono fornite E’ molto importante, nel rispetto della dinamica perso-

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