Handbook_Volume III

46 sempre dal CIBMTR nel 2001, dove l’età del donatore veniva associata anche a un maggior rischio di GvHD acuta e cronica [20] in accordo anche con dati europei [21]. Del tutto recentemente, i dati del Registro Italiano hanno documentato che anche l’origine del donatore ha un impatto sull’outcome trapiantologico: in particolare, l’uso di donatore italiano per paziente italiano è associato a significativa minore incidenza di GvHD acuta e migliore graft and relapse free survival (10). Tra gli altri parametri non HLA che impattano sull’outcome trapiantologico in termini di recidiva, sopravvivenza globale, sopravvivenza libera da malattia e libera da GvHD e recidiva, l’esperienza italiana conferma la presenza di fattori relativi al paziente quali le molteplici comorbidità (HCT_I >1 o Karnosky score < 90%), l’età e lo stato di malattia al trapianto. Per tutte le altre variabili relative al donatore ogni centro trapianto normalmente prende decisioni basate sulla propria casistica e sulla tipologia di condizionamento e di profilassi della GvHD utilizzata. 2. Tempistica del trapianto Una volta ottenuto il referto HLA ad alta risoluzione del paziente con indicazione ad allotrapianto di CSE è consigliato eseguire sempre un’indagine preliminare nel registro internazionale dei donatori volontari per valutare la probabilità del paziente di trovare un MUD, un MMUD o in alternativa un’unità di sangue placentare. Questo primo passaggio, che precede l’apertura formale della ricerca di un donatore da registro, rappresenta un importante aiuto per il trapiantologo perchè gli consente di impostare da subito la corretta strategia di ricerca del donatore tramite il proprio registro nazionale (in mancanza di donatori familiari HLA-identici) [22]. La ricerca preliminare torna utile anche quando, pur in presenza di un familiare 10/10 compatibile, questo non risulta idoneo alla donazione. La tempistica di identificazione di un donatore da registro dipende dalla frequenza del genotipo HLA del paziente [23]: se il genotipo è molto diffuso nella popolazione già dall’indagine preliminare si potranno identificare donatori 10/10 compatibili, se il genotipo è raro il paziente non identificherà un donatore da banca. Per le ricerche più difficili, cioè quelle con meno di 10 potenziali donatori da registro compatibili all’interrogazione preliminare [22], oppure con un ampio numero di donatori tipizzati non ad alta risoluzione con bassa probabilità di risultare compatibili con il paziente, il centro trapianto dovrebbe definire un tempo limite di ricerca attiva del donatore da registro e contemporaneamente sondare la presenza di donatori aploidentici o unità di sangue placentare. L’obiettivo del trapiantologo è infatti permettere che un paziente con indicazione a trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche possa accedere al trapianto nelle condizioni cliniche e di malattia migliori e beneficiare del donatore associato al minor rischio di mortalità trapiantologica nella tempistica adeguata alla sua patologia ematologica. I dati dell’Italian Bone Marrow Donor Registry presentati alla Riunione Nazionale GITMO del 2022, documentano una notevole riduzione dei tempi di identificazione del donatore non familiare 8/8 o 7/8 HLA matched, pari a una tempistica di circa 31 giorni. Tale miglioramento associato al dato noto che il prolungamento delle ricerche oltre 2 mesi [23] non aumenta la probabilità di identificare donatori con migliore compatibilità HLA, rappresentano fattori cruciali nel guidare i Programmi Trapianto di CSE nel definire la propria strategia di selezione del donatore.

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