Handbook_Volume III

181 3. Terapie di supporto 3.2 Profilassi antinfettiva Corrado Girmenia1*, Ursula La Rocca2 1UOSD Pronto Soccorso e Accettazione Ematologica, AOU Policlinico Umberto I, Sapienza Università di Roma. 2Programma Trapianti di Cellule Staminali, AOU Policlinico Umberto I, Sapienza Università di Roma Email address: Corrado Girmenia, email: girmenia@bce.uniroma1.it Ursula La Rocca, email: larocca@bce.uniroma1.it *Corresponding author Abstract: L'accreditamento FACT-JACIE è il mezzo con cui un Programma Trapianto può dimostrare che sta eseguendo la propria attività in conformità a standards riconosciuti a livello internazionale. È un processo di revisione tra pari basato su una filosofia di supporto e facilitazione. Gli standards sono sviluppati da professionisti specializzati nel settore e gli ispettori sono volontari che lavorano a tempo pieno nelle rispettive aree di competenza. Gli standards tengono conto dei requisiti normativi e cercano di portare i Programmi Trapianto a un livello qualitativo standardizzato basato sulla collaborazione e lo scambio di esperienza tra centri e professionisti che lavorano nell'area della terapia cellulare. In un arco temporale di circa 20 anni, si è assistito a 8 revisioni degli Standards FACT-JACIE, a testimonianza del dinamismo del campo di azione dal punto di vista dell’innovazione terapeutica e tecnologica. Questo capitolo ha l’obiettivo di focalizzare l’attenzione del lettore sui principali aspetti degli Standards con particolare attenzione al ruolo infermieristico e alla evoluzione degli Standards stessi nel tempo. Keywords: Accreditamento JACIE, Programmi Trapianti, Cellule Staminali Emopoietiche e Cellule Immunoeffettrici 1. Introduzione Le infezioni, la graft-versus-host-disease (GVHD) ed il danno d’organo sono le principali cause di morte nel trapianto di cellule staminali emopoietiche (CSE), in particolare nel CSE allogenico, dopo la recidiva della malattia ematologica (1-3). Uno studio dell’ EBMT (European Society for Blood and Marrow Transplantation) su pazienti sottoposti a trapianto per leucemia acuta a basso rischio condotto nel periodo 1980-2001 ha dimostrato un significativo aumento della sopravvivenza a 5 anni, confrontando gli anni ’90 con gli anni’80, principalmente dovuto alla importante riduzione della mortalità infettiva (1). Il miglioramento dell’outcome dei pazienti sottoposti a trapianto allogenico di CSE particolarmente negli anni ’90 è stato confermato in uno studio statunitense del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle confrontando il periodo 1993-1997 con il periodo 2003-2007 (2). In tale studio la mortalità non correlata ad una recidiva di malattia è diminuita di oltre il 50% confrontando i due periodi. Successivamente, sempre l’EBMT ha valutato retrospettivamente la casistica europea confrontando il periodo 1980-2001 con il periodo 2002-2015 considerando pazienti con leucemia acuta mieloide, leucemia acuta linfoide e leucemia mieloide cronica sottoposti a trapianto di CSE sia autologo che allogenico (3). Lo studio ha valutato le cause di morte a 30 giorni, 100 giorni, 1 anno e 5 anni dal trapianto. Nel trapianto autologo di CSE la mortalità per qualsiasi causa è diminuita in tutte le fasi post trapianto. Per quanto riguarda il trapianto allogenico di CSE la mortalità per infezione fungina o batterica documentata è diminuita in maniera significativa soprattutto entro il primo anno dal trapianto mentre permaneva costante la mortalità per infezioni di origine non nota. Il miglioramento delle misure di “infection control” veniva considerato la principale causa della riduzione della mortalità sia dopo trapianto autologo che allogenico.

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