Handbook_Volume III

174 3.1 Terapie cellulari di supporto (terapie cellulari anti-virali e MSC) Marco Zecca1*, Francesca Compagno1, Patrizia Comoli1,2 1Oncoematologia Pediatrica, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia 2Cell Factory, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia, Italia Email address: m.zecca@smatteo.pv.it (Marco Zecca), f.compagno@smatteo.pv.it (Francesca Compagn), p.comoli@smatteo.pv.it (Patrizia Comoli) *corresponding author Abstract:Nell’ultimo decennio sono stati raggiunti notevoli progressi nell'ambito del trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche (allo-TCSE) da fonti alternative, fornendo la possibilità di curare molti pazienti con necessità trapiantologica. Al fine di offrire possibilità di cura anche a soggetti privi di un donatore HLA-compatibile, sono state implementate tecnologie innovative che permettono di eseguire trapianti da donatori alternativi. Nonostante questi progressi, i riceventi un allo-TCSE possono sviluppare la malattia del trapianto contro l’ospite (GvHD), ovvero un attacco immunologico del donatore verso tessuti del ricevente, o, in caso di rimozione fisica o funzionale dei linfociti T, che sono le cellule responsabili della GvHD, gravi infezioni virali o fungine, dovute all'incapacità del sistema immunitario dell'ospite immunocompromesso a controllare i patogeni. La mortalità trapianto-correlata dovuta a GvHD o a complicanze infettive rimane un problema importante. Inoltre, lo sviluppo d’infezioni multiple e/o co-infezioni, evento comune dopo allo-TCSE ad alto rischio, ha importanti implicazioni per la sopravvivenza complessiva dei pazienti. Le terapie farmacologiche profilattiche e pre-emptive sono limitate dalla potenziale tossicità dei farmaci utilizzati e, in una certa misura, dalla mancanza di efficacia nelle infezioni ad insorgenza acuta. La ricostituzione dei linfociti T è un requisito fondamentale per un efficace controllo delle infezioni post allo-TCSE. Di conseguenza, le strategie di terapia cellulare basate sui linfociti T per aumentare l'immunità patogeno-specifica possono integrare o rappresentare una valida alternativa ai trattamenti farmacologici disponibili. Lavori storici nell’ambito della terapia antivirale hanno dimostrato che cellule T del donatore, specifiche per herpesvirus, somministrate sulla base del monitoraggio del DNA virale, sono in grado di ripristinare efficacemente l'immunità specifica e conferire protezione contro le infezioni virali. Da allora, il campo si è evoluto con l'implementazione di tecniche in grado di accelerarne la produzione, consentire la selezione di sottopopolazioni cellulari specifiche e avere come target più patogeni contemporaneamente. Come nel caso delle infezioni, è possibile curare la GvHD attraverso un approccio di terapia cellulare, in particolare con cellule stromali mesenchimali (MSC), cellule multipotenti dotate di attività immunomodulatoria e anti-infiammatoria che sono utilizzate anche in ambito di medicina rigenerativa. Questo capitolo fornisce una breve panoramica sulle attuali strategie terapeutiche cellulari per prevenire o trattare alcune complicanze legate al TCSE, e dei possibili sviluppi futuri per ampliare l'accesso alla terapia cellulare in ambito trapiantologico. Keywords: infezioni multiple, immunità cellulare, linfociti T patogeno-specifici, terapia cellulare, TCSE allogenico 1. Introduzione Il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche (allo-TCSE) è un trattamento potenzialmente curativo per pazienti affetti da patologie ematologiche maligne e non maligne. Il donatore ottimale è costituito da un familiare HLA-identico; tuttavia, la probabilità di reperire un donatore con queste caratteristiche è approssimativamente pari al 25%, e la ricerca di un donatore volontario HLA-compatibile potrebbe risultare in un ritardo nella procedura trapiantologica potenzialmente inaccettabile in alcune patologie. Per i soggetti sprovvisti di un donatore HLA-compatibile, fonti alternative di cellule staminali ematopoietiche includono donatori volontari non correlati HLA-parzialmente compatibili, sangue cordonale, e donatori familiari HLA-aploidentici.

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