Handbook_Volume III

146 2. Qualità ed elementi regolatori Prima dell’istituzione del CNT, la governance del sistema era affidata ad organismi predisposti a livello regionale o interregionale. Infatti il 2 maggio 1974, la Regione Lombardia, con la legge n. 23 [2], ha istituito, presso il Servizio di Immunoematologia dell’Ospedale Maggiore di Milano, il Centro Regionale di Riferimento (CRR), responsabile dell’immunologia e dell’organizzazione del prelievo e del trapianto della Regione. Nel 1976 la Regione Veneto formalizza, attraverso una convenzione con l’Ospedale Maggiore di Milano, la collaborazione con il CRR, iniziata già nel 1974. Il CRR diventa pertanto il primo Centro Interregionale di Riferimento (CIR) italiano e, come tale, viene riconosciuto dal Ministero della Salute. Sempre nel 1976 viene costituito il Nord Italia Transplant program (NITp), che riunisce inizialmente i Centri di Prelievo, Trapianto e Tipizzazione che operano in Lombardia e in Veneto, cui si aggiungono, negli anni successivi, quelli della regione Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia e Provincia autonoma di Trento. Alla fine degli anni ’80, per superare in maniera più efficace i limiti dei programmi locali, ancora esistenti in molte Regioni, si avverte la necessità di un Coordinamento Regionale e di un Coordinamento Interregionale fra gruppi specifici di Regioni. Da questa considerazione nascono: l’Associazione Interregionale Trapianti (AIRT) al servizio delle Regioni Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana, e due organizzazioni nel centro-sud del Paese, il Consorzio Centro-Sud Trapianti (CCST) e il Sud-Italia Transplant (SIT). Nel giugno 1994 è stipulato un accordo tra le regioni che fanno parte dell’AIRT, siglato dai rispettivi Assessorati, con la costituzione del Centro Interregionale di Coordinamento (CIR). Dal 1997 la Provincia autonoma di Bolzano e dal 1999 la Regione Puglia afferiscono anch’esse all’AIRT. Nell’ottobre 1998 con formale delibera degli Assessori alla Sanità delle Regioni del Centro-Sud-Isole, al di fuori di Marche e Puglia, viene istituito l’OCST; a questa organizzazione confluiscono le Regioni già costituenti il CCST e il SIT. Nella storia della trapiantologia degli anni ‘90 sono resi operativi due organismi istituzionali: la Consulta Tecnica Permanente per i Trapianti e il Centro Nazionale Trapianti, già previsti all’art. 14 della Legge 2 dicembre 1975, n. 644 [3] e all’art.13 del Decreto del Presidente della Repubblica n. 409 del 16 giugno 1977 [4]. Infatti all’assetto organizzativo sopra descritto, che per molti anni ha gestito autonomamente le attività di prelievo e trapianto in Italia, si sono aggiunti questi due organismi: la Consulta Tecnica Permanente ed il CNT, le cui funzioni vengono ulteriormente definite ed ampliate con il Decreto del Ministro della Sanità del 18 marzo 1994 [5]. La Consulta ed il CNT diventano operativi solo nel 1999 con l’approvazione della Legge n. 91 del 1° aprile che, pur non modificando la rete operativa preesistente, ha costituito una delle novità più rilevanti per quanto riguarda la riorganizzazione del sistema trapianti in Italia. La Legge 91/99 con l’art. 9, infatti, conferma la Consulta e con l’art. 8 ribadisce l’istituzione del CNT, che, nello stesso anno, prende il suo effettivo avvio. La stessa legge con gli art.10,11 e 12 istituisce la rete nazionale della donazione e del trapianto. La rete di donazione e trapianto d’organi e tessuti prevede pertanto quattro livelli di coordinamento operativo e gestionale: uno a livello locale rappresentato dai coordinamenti ospedalieri (COP), uno a livello regionale rappresentato dai Coordinamenti Regionali per i Trapianti (CRT), uno a livello interregionale rappresentato dai CIR ed uno a livello nazionale rappresentato dal CNT, tra di loro strettamente interconnessi. Tale assetto organizzativo rimane vigente fino alla fine del 2013, quando viene istituito il Coordinamento Nazionale Trapianti operativo (CNTo) istituito con il Decreto Ministeriale del 19 novembre 2015 [6]. Al CNTo vengono affidate le attività precedentemente svolte dai CIR, che vengono di conseguenza soppressi, fatta eccezione per il NITp, relativamente alla gestione dei programmi nazionali di donazione e trapianto (le urgenze, il programma pediatrico, il programma dei pazienti iperimmuni, l’allocazione degli organi eccedenti, le restituzioni e gli anticipi) ed il coordinamento direttivo dell’Italian Gate to Europe (IGE) per lo scambio degli organi con l’estero. Si passa pertanto da una rete a quattro livelli ad una a tre livelli, nella quale il CNT oltre che a funzioni direttive inizia a svolgere funzioni operative (Figura 1). Il modello organizzativo della rete trapiantologica italiana, insieme al grande contributo di tanti operatori, ha permesso di raggiungere ottimi risultati, sia nell’attività di donazione che nella qualità dei trapianti, ponendo l’Italia tra i primi paesi europei ed internazionali. 2.2. Ruolo e funzioni del CNT Il CNT è collocato presso l’Istituto Superiore di Sanità, sede istituzionale delle attività tecniche gestite dal Ministero della Salute. È composto, dopo il 2015, dal Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), dal Direttore Generale del CNT, designato e nominato dal Ministro, e dai rappresentanti delle regioni designati dalla ConFigura 1: Struttura organizzativa della rete del trapianto d’organi e tessuti

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