Handbook_Volume III

117 la sopravvivenza al giorno +100 è notevolmente migliorata nel tempo. La possibilità di valutare il rischio che la terapia trapiantologica possa determinare e prognosticare gli esiti attualmente viene offerta dall’utilizzo di strumenti che si basano principalmente su fattori pre-trapianto come le caratteristiche del paziente, della malattia, dalla terapia di condizionamento e dalla migliore opzione trapiantologica. Le strategie terapeutiche sono classificate per grado di intensità: Regime mieloablativo a ridotta intensità (RIC) e non mieloablativo (NMA). Tutti gli eventi che si verificano oltre i 3 mesi dopo il trapianto vengono definiti complicanze tardive e sono classificati in: eventi ritardati (da 3 mesi a 2 anni), in ritardo (2-10 anni) e molto tardi (maggiore di 10 anni). Al fine di ottimizzare l’outcome dei pazienti e ottenere una maggiore consapevolezza rispetto alla necessità di proseguire i controlli e per creare una maggiore uniformità nel follow up, indipendentemente dal setting in cui i pazienti vengono seguiti, è fondamentale un attento monitoraggio delle complicanze a lungo termine. Il paziente sottoposto a trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche necessita di un follow-up che dura tutta la vita che ha come obiettivi fondamentali il monitoraggio della malattia per la quale il paziente è stato trapiantato, la prevenzione e il trattamento delle complicanze dovute alla procedura trapiantologica e la riabilitazione clinica e sociale per un suo più rapido inserimento nella vita sociale. Dati i rischi e le potenziali conseguenze delle complicanze tardive, vi è una forte necessità di un appropriato follow-up sistematico a lungo termine (LTFU) per i sopravvissuti al trapianto, per ottimizzare i risultati clinici. Anche se il paziente non presenta complicanze tardive dovrà sottoporsi ai follow up, assumere terapia, eseguire esami di controllo. L’ampio spettro di complicazioni del trapianto e di effetti tardivi richiedono la cooperazione di un teammultidisciplinare coordinata dall’ematologo e dall’infermiere di ematologia di riferimento. È importante che tutti i membri del team abbiano una conoscenza e un'esperienza specifiche degli effetti fisici e psicologici tardivi che possono insorgere dopo il trapianto. Gli infermieri accompagnano il paziente durante tutto il trapianto e spesso agiscono da forza motivante, supportando e consigliando, nonché fornendo assistenza fisica, psicologica ed emotiva durante il passaggio del paziente dalle cure acute agli accertamenti clinici nel follow-up a lungo termine. Infermieri esperti con alti livelli di competenze offrono ai pazienti e alle famiglie un'assistenza e un supporto eccellenti in questo settore difficile. 1.9.6 Il monitoraggio infermieristico post trapianto Il monitoraggio è la misurazione e la documentazione regolare dell’andamento clinico del paziente. La valutazione sistematica del paziente permette il controllo sullo stato di salute e il riconoscimento di un eventuale cambiamento clinico. La sorveglianza infermieristica è:” un processo attraverso il quale gli infermieri monitorano, valutano e agiscono sugli indicatori emergenti di un cambiamento nelle condizioni dei pazienti. Le componenti di questo processo includono: l’osservazione e l’accertamento continui, il riconoscimento, l’interpretazione dei dati clinici e il processo di assunzione di decisioni” (Kutney-Lee et all) I pazienti sottoposti a (allo-HCT) seguono un percorso di follow-up in un periodo di tempo lungo. L’infermiere di ematologia che si occupa della continuità assistenziale nel post trapianto, ha un ruolo fondamentale per i seguenti motivi: • Osservazione clinica • Utilizzo di scale di valutazione: la Chronic GVHD Activity Assessment-Patient self Report, BMI, Morse scale, Braden scale, Disphagia Outcome and severity scale, GCS, Barthel index, Bristol scale. • Organizzazione dii esami specialistici, visite specialistiche, riabilitazione. • Valutazione della qualità di vita post-trapianto. La figura infermieristica dovrà avere quindi le seguenti competenze: • Ottima conoscenza della patologia. • Buona capacità comunicativa. • Esperienza nell’ambito dell’assistenza al paziente ematologico candidato a trapianto di cellule staminali da donatore. 1.9.6.1 Complicanze tardive post-trapianto allogenico I pazienti sottoposti a chemio-radioterapia ed a trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche sono a rischio di sviluppare complicanze legate alla procedura trapiantologica GVHD (graft verus host disease precoce o tardiva/cronica) oppure possono sviluppare complicanze extra-ematologiche a medio e lungo termine. Gli effetti collaterali a lungo termine dopo l'allo-HSCT includono disfunzioni non maligne di organi o tessuti, cambiamenti nella qualità della vita, infezioni correlate alla ricostituzione immunitaria anormale e tumori secondari. Con i progressi raggiunti delle cure di supporto, è ragionevole aspettarsi un numero crescente di sopravvissuti al trapianto che dovrà affrontare la vita dopo l'esperienza iniziale del trapianto. 1.9.6.2 La GVHD tardiva post trapianto allogenico La GVHD (Graft versus Host Disease) cronica o malattia da trapianto contro l'ospite, è caratterizzata da una reazione da parte delle cellule immunitarie del donatore contro i tessuti ospiti, ovvero i tessuti del paziente, che si verifica generalmente dopo i primi 100 giorni dal trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche (TCSE). La GVHD cronica è una sindrome che può coinvolgere più organi: mucose (orale, genitale, oculare), cute, tessuto gastrointestinale, tessuto polmonare, apparato muscolo-scheletrico - articolare e fegato. 1. Aspetti Generali

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