Handbook_Volume III

599 8. Miscellanea 8.3 Gestione del paziente trapiantato in terapia intensiva Marta Voltini1,2*, Mirko Belliato2 1Department of Clinical-Surgical, Diagnostic and Paediatric Sciences, University of Pavia, Pavia Italy 2UOC AR2 Anestesia e Terapia Intensiva Cardiotoracica, Fondazione Policlinico San Matteo Hospital, IRCCS, Pavia Email address: marta.voltini@gmail.com (Marta Voltini), m.belliato@smatteo.pv.it (Mirko Belliato) *Corresponding author Abstract: Negli ultimi decenni il trapianto di midollo osseo (TMO) è diventato la terapia di scelta di numerose patologie ematologiche. Sempre più pazienti complessi e con storie cliniche di lungo corso, vengono sottoposti al trapianto sebbene questa scelta terapeutica si associ a un incremento di morbidità e mortalità. Un numero ancora significativo di trapiantati necessita di cure intensive per le complicanze associate sia alla terapia di condizionamento che alla fase peri-trapianto. L’ambiente intensivo permette un più attento monitoraggio e un miglior supporto delle funzioni vitali di questo particolare gruppo di pazienti. Recenti studi hanno dimostrato, infatti, che un accesso quanto più tempestivo a cure intensive, in pazienti ematologici selezionati, può incidere in modo significativo sulla loro sopravvivenza. Keyword: Terapia intensiva, monitoraggio vitale, supporto d’grano, TLT 1. Introduzione L’introduzione del trapianto di midollo osseo (TMO) come la terapia di scelta di numerose patologie ematologiche, sia maligne che non, ha portato ad un miglioramento della sopravvivenza ed all’estensione dell’indicazione trapiantologica di midollo.1 Per tale motivo un maggior numero di pazienti, anche complessi e con storie cliniche di lungo corso, vengono sottoposti al trapianto sebbene questa scelta terapeutica si associ a un incremento di morbidità e mortalità.2 Nonostante un importante miglioramento dell’outcome di questa tipologia di pazienti un numero ancora significativo di trapiantati necessita di cure intensive per le complicanze associate sia alla terapia di condizionamento che alla fase peri trapianto, secondo la più recente letteratura circa il 16% (5-55%)3 del totale dei pazienti trapiantati accede ad una terapia intensiva (TI).4 Trattandosi di una tipologia molto particolare di pazienti non sono definiti, in letteratura, dei chiari criteri di selezione per l’ammissione in TI, ma l’indicazione all’accesso va valutata a seconda delle condizioni cliniche, della prognosi e delle volontà del paziente (adulto).5 Caratteristica di rilievo di questi pazienti è il deficit di immunità innata e acquisita che espone i trapiantati ad un rischio infettivo più o meno elevato a seconda della fase in cui il paziente si trova. Durante il precondizionamento, infatti, la suscettibilità alle infezioni batteriche e fungine è molto elevata per la condizione di aplasia che caratterizza questi pazienti, rischio analogo si ha anche nelle fasi preattecchimento (fino alla trentesima giornata) e nel primo periodo post-trapianto (fino alla centesima giornata). Il rischio si abbassa successivamente grazie alla profilassi antibiotica e alla ripresa della funzionalità midollare, col raggiungimento di un buon chimerismo, nel successivo periodo post-trapianto. Il

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