567 7. Oltre il Trapianto giungere geni al DNA, prerogativa delle metodiche di trasferimento genico, ma anche di eliminare permanentemente geni di scelta, o di sostituire geni mutati con geni sani. Questa tecnologia fa uso di diversi strumenti, compresi le Zinc Finger Nucleases (ZFN), le TALEN e le CRISPR/Cas9. Per la loro elevata efficienza e per la facilità di produzione, quest’ultime sono oggi le più utilizzate. (Figura 2). Anche in questo caso, tra le cellule più frequentemente sottoposte ad editing genetico a scopo terapeutico, troviamo le CSE ed i linfociti T. 3.1. Editing genetico applicato a patologie ereditarie Dopo numerosi studi preclinici [65]; la tecnologia CRISPR-Cas9 applicata alle CSE è stata testata in due studi clinici mirati a sopprimere BCL11A nella BT e nella SCD. I primi risultati in due pazienti, uno affetto da β-talassemia trasfusione-dipendente e l’altro con SCD, hanno mostrato una buona efficienza dell’editing delle CSE con conseguente aumento dei livelli di HbF e di Hb totale nel tempo in entrambi i pazienti [66]. La strategia impiegata ha consentito di ottenere la trasfusione-indipendenza nel paziente affetto da BT e la regressione degli episodi vaso-occlusivi nel paziente affetto da SCD. La SCD rappresenta un modello ideale per gli approcci di editing genico poiché è causato da una mutazione di un singolo nucleotide in un singolo gene. Essa rappresenta dunque anche un potenziale target per la correzione genica, raggiungibile sempre attraverso editing genetico. Lo sviluppo di approcci di editing genetico nelle CSE è molto promettente in quanto consente Figura 2. Trasferimento genico e editing genetico di correggere in maniera più mirata il difetto genetico anche per geni che necessitano di una regolazione molto stringente. Anche se in linea di principio l’editing genico dovrebbe essere più sicuro degli approcci basati su vettori virali in quanto non dovrebbe associarsi ai rischi legati all’inserimento casuale nel genoma, la sua sicurezza deve ancora essere dimostrata. 3.1. Editing genetico applicato a patologie acquisite Il primo protocollo clinico basato sull’editing genetico è stato proprio effettuato su linfociti T CD4+. Le cellule sono state editate con ZFN, al fine spegnere in modo permanente il gene codificante per CCR5, il corecettore necessario all’entrata nella cellula di alcuni ceppi di HIV. Lo studio ha mostrato la sicurezza della procedura ed ha aperto la strada a nuove applicazioni [67]. Nel campo dell’immunoterapia dei tumori, ed in particolare della’immunoterapia adopttiva con linfociti ingegnerizzati con TCR anti-tumorali, l’editing genetico consente oggi di superare i limiti legati alla coespressione del TCR endogeno e del TCR anti-tumorale. Attraverso la messa a punto e l’applicazione del TCR gene editing, è infatti possibile eliminare permanentemente nei linfociti T i geni che codificano per il TCR endogeno, e sostituirli con i geni codificanti per il TCR anti-tumorale [68,69]. L’uso delle CRISPR/Cas9, che consentono la simultanea manipolazione di diversi geni in un’unica cellula, consente di manipolare ulteriormente i linfociti T, ad esempio rendendoli resistenti a segnali inibitori indotti dal microambiente tumorale [64].
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