Handbook_Volume III

542 6.5 Neoplasie secondarie Martina Quattrone1, Matteo Bonanni1, Luana Fianchi1,2*, Livio Pagano1,2* 1Dipartimento di Diagnostica per Immagini, Radioterapia, Oncologia ed Ematologia –Area Ematologica. Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli – IRCSS. Roma. 2Università Cattolica del Sacro Cuore Email address: livio.pagano@policlinicogemelli.it *Corresponding author Abstract: IlIl trapianto di cellule staminali, sia autologo che allogenico, rappresenta il cardine terapeutico di molte patologie ematologiche. Il numero dei trapianti effettuati negli ultimi decenni è andato progressivamente aumentando, e tra le complicanze post trapianto le seconde neoplasie (SN) appaiono rilevanti da un punto di vita clinico-gestionale. Esistono 3 macrogruppi di SN con diverse incidenza, prognosi e relazione temporale con la procedura trapiantologica: neoplasie mieloidi therapy-related (t-MN), emopatie del donatore, neoplasie solide. Da un punto di vista epidemiologico, l’incidenza di SN varia in relazione al tipo di procedura trapiantologica, alla patologia per cui è stato eseguito il trapianto, alle linee ed al tipo di chemioterapia per cui il paziente è stato precedentemente sottoposto. La patogenesi delle SN è strettamente legata all’esposizione a chemioterapici come agenti alchilanti ed inibitori di topoisomerasi, ma anche alla tipologia di regime di condizionamento ed all’età anagrafica. Rilevante il ruolo delle radiazioni ionizzanti cui i pazienti possono essere esposti sia nella fase pre-trapiantologica che durante il regime di condizionamento. Tale dato correla in maniera statisticamente significativa con l’insorgenza di SN quali neoplasie del fegato, tiroide, mammella, tessuti molli, ossa e distretto cutaneo. Altro fattore influente è legato alla graft versus host disease (GVHD), alla terapia immunosoppressiva. Alla luce dei fattori di rischio enunciati e della eterogeneità legata sia al sito anatomico, all’istotipo, alla latenza di presentazione clinica e del gradiente di rischio, la pianificazione di uno screening mirato risulta essere fondamentale per una diagnosi e gestione precoce delle SN post trapianto. Keywords: Seconde neoplasie, Trapianto allogenico; cellule staminali emopoietiche 1. Introduzione Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche è una terapia potenzialmente curativa per molte emopatie maligne e non e, grazie ai crescenti progressi della ricerca scientifica, sta garantendo ai pazienti una sopravvivenza sempre maggiore. Il numero di procedure trapiantologiche è inoltre in costante aumento, basti pensare che negli ultimi decenni si è passati da 4324 trapianti (1990) a 48,512 (2019). In questo contesto, appare fondamentale la diagnosi precoce e la corretta gestione clinica delle complicanze acute e croniche post trapianto. [1-2]. Le Seconde Neoplasie (SN) sono un gruppo eterogeneo e complesso di patologie maligne che esordiscono dopo un trapianto allogenico e posso interessare qualsiasi distretto anatomico. Si possono dividere in tre gruppi: le Neoplasie mieloidi terapia-related (t-MN), le Emopatie del donatore (ED) e le Neoplasie solide (NS). [1]. Le Neoplasie mieloidi therapy-related includono le leucemie mieloidi acute e le sindromi mielodisplastiche post terapia [3-4]. Queste neoplasie insorgono più frequentemente dopo autotrapianto di cellule staminali, piuttosto che dopo allotrapianto ed esordiscono solitamente entro i 10 anni dal trapianto stesso [5-9]. Spesso queste patologie hanno una prognosi infausta [1]. L’Emopatia del donatore è una neoplasia maligna che origina appunto dalle cellule del donatore e può insor-

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