Handbook_Volume III

539 6. Complicanze tardive allo sviluppo della fatigue, ovvero di astenia, stanchezza fisica, emotiva e cognitiva, ecc.; la sua fisiologia rimane poco compresa e molti interventi per prevenirla non sono mai stati ancora validati considerando l’espressione multifattoriale del sintomo. La fragilità del paziente ematologico richiede una costante assistenza e monitoraggio dello stato di salute che può variare in qualsiasi momento; presenta debolezza nella sua sfera psicologica vedendosi trasformato nella immagine di sé e nella sua “insuperabile” difficoltà allo svolgere le attività quotidiane più comuni. Inoltre, la QdV dovrebbe essere considerata come un aspetto importante nella gestione pre e post dei trattamenti ematologici; in particolare il HSTC, per i risvolti negativi che possono esercitare sulla sfera psico-fisica dei pazienti. Per questo è di fondamentale importanza il coinvolgimento dei caregiver per ridurre le complicanze associate e per migliorare gli outcomes di salute [3]. Dopo anni di approcci prettamente empirici oggi finalmente si inizia a trattare la fatigue come sintomatologia correlata alla malattia e prestare particolare attenzione alla QdV anche come espressione di outcome di salute post trattamento; di seguito si riportano alcuni approcci multidisciplinari. 2.Allo-HSCTe interventimulti-disciplinari Come già descritto, il trapianto allogenico è un trattamento impegnativo e stressante sia nel periodo che lo precede, sia durante la procedura così come nel follow up, talora complcato dalla “malattia del trapianto verso l’ospite” (Graft-versus-Host Disease – GvHD). Tale stress, che spesso si esprime nella comparsa di diversi gradi di disagio psichico e decadimento della QdV generale, possono agire negativamente sui risultati post-trapianto. Pertanto, la QdV è un fattore importante di cui tener conto sia nella scelta dell’intensità del regime di condizionamento (alta o ridotto), sia nella gestione delle sue complicanze. Ci sono studi che descrivono come il cambiamento dell’aspetto fisico, la perdita dei capelli ed il dimagrimento hanno aumentato il rischio di 8 volte di sviluppare sintomi depressivi rispetto ai pazienti che non si sono visti alterata la propria immagine di sé (IC 95% = 3,79, 19,48); inoltre, hanno dimostrato come alcuni pazienti manifestino “insoddisfazione” rispetto alla propria immagine corporea. Questo si associa significativamente a una scarsa QdV e conseguente rischio di sviluppo di uno stato depressivo [4]. La letteratura consultata ci ha restituito la possibilità di definire la prevalenza, le cause e le azioni utili per prevenire e gestire la fatigue correlata alla malattia; inoltre, è stata utilizzata per ricercare soluzioni ed accorgimenti da adottare per migliorare la QdV. Secondo quanto riportato, la fatigue è uno dei sintomi più comuni dei pazienti; si presenta al momento della diagnosi in circa il 50-75% dei pazienti. Comunque, per meglio definire ed “intercettare” puntualmente queste sintomatologie, si rendono necessarie ulteriori linee di ricerca. Ciò consentirebbe, in tale contesto, di colmare un gap conoscitivo sulla fisiopatologia del sintomo, sulla validazione di criteri diagnostici e su specifici, e appropriati interventi terapeutici. Attualmente, le linee guida si basano su una combinazione di evidenze scientifiche e giudizio clinico di esperti che dovrebbero essere utilizzate per garantire un’assistenza adeguata; l’auspicio è quello che tale sinergia possa generare in futuro una maggiore “consapevolezza” di questa sintomatologia. Quindi, la fatigue è da considerarsi a tutti gli effetti una vera e propria sindrome della malattia onco-ematologica che influenza negativamente la QdV del paziente [5]. In uno studio prospettico, sono stati valutati due diversi gruppi; pazienti in fase di consolidamento e pazienti sottoposti a HSCT. Nel primo gruppo, i risultati hanno evidenziato come 13 pazienti su 14 percepiscano uno stato di “fatigue” o astenia correlata al cancro; è il disturbo riferito maggiormente (90%), seguito da fastidio per gli effetti collaterali del trattamento (71%), sentimenti di tristezza e irritabilità (55%) e dolore (28%)(Figura 1). Figura 1 Item relativi alla fatigue nella fase di consolidamento (Rivista Italiana di Cure Palliative 2015; XVII (2) – © 2015 Società Italiana di Cure Palliative) In linea con quanto evidenziato nel primo gruppo, i risultati emersi dai dati raccolti sui pazienti sottoposti a trapianto sono sovrapponibili. Pertanto, 13 malati su 14 dichiarano di sentirsi “abbastanza” affaticati e privi di forze. A seguire malinconia e irascibilità (75%), fastidio per gli effetti collaterali del trattamento (64%) e dolore (57%)(Figura 2). Figura 2 Item relativi alla fatigue in pazienti sottoposti a trapianto (Rivista Italiana di Cure Palliative 2015; XVII (2) – © 2015 Società Italiana di Cure Palliative)

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