533 6. Complicanze tardive si verifica nei primi due anni dopo il TCSE, i pazienti trapiantati hanno, rispetto ad altri pazienti che ricevono trattamenti antitumorali, più probabilità di manifestare una disfunzione anche 5-10 anni dopo il trattamento. [2] 2.1. Fisiopatologia del ciclo sessuale Le fasi del rapporto sessuale sono quattro: a) Il Desiderio sessuale in cui vi è la presenza di pensieri e fantasie sessuali e voglia di attività sessuale. b) L’Eccitamento Sessuale che comprende cambiamenti fisici e mentali, nell’uomo vi è la tumescenza del pene ed erezione, nella donna la vaso-congestione pelvica e la lubrificazione della vagina. c) L’Orgasmo, che consiste nel raggiungimento del piacere sessuale, l’uomo eiacula il liquido seminale, mentre nella donna si contraggono ritmicamente tutti i muscoli pelvici e uterini. d) La Risoluzione, che prevede una fase di rilassamento muscolare e di benessere generale 2.2 Le problematiche sessuali Le problematiche sessuali comprendono [2] [3]: - diminuzione della libido, che può dipendere da: • depressione, spesso presente alla diagnosi, anche per il vissuto negativo della chirurgia, della chemioterapia e della radioterapia; il problema è più frequente nelle persone sole, con difficoltà economiche, che vivono relazioni conflittuali o deludenti e può peggiorare in mancanza di conforto e di aiuto, oppure in relazione alle aspettative individuali circa il ritorno alle condizioni precedenti la diagnosi; negli ultimi anni la pandemia ha aumentato le paure legate al contatto • alterazione dell'immagine corporea, a causa dell'impatto delle terapie sul tono muscolare, sulla perdita dei capelli, sulla cute, sul peso e la massa corporea; • alterazioni ormonali, la menopausa (spontanea o iatrogena), la carenza di estrogeni e la riduzione degli androgeni, colpiscono le basi neurobiologiche del desiderio, dell’eccitazione mentale e fisica. Una donna su due lamenta l’impoverimento della propria sessualità fisica, con un andamento che solitamente tende a peggiorare nel tempo; • l’infertilità per alcune persone può essere una causa di riduzione del desiderio - alterazioni vaginali e del pene: alterazioni dell’elasticità dei tessuti, eventi fibrotici, infiammatori e trombotici, complicanze immunologiche; la GvHD acuta e cronica a livello genitale può portare: • stenosi vaginale, • disuria, • cicatrici tissutali, • aderenze dei vasi sanguigni, • rash e aumento della sensibilità della cute del pene. • Secchezza e/o arrossamento vulvare - disfunzioni erettili ed eiaculatorie, correlate soprattutto ai dosaggi della radioterapia, che compromettono i nervi che regolano l'erezione o i vasi sanguigni che irrorano il pene, si manifesta con il non mantenimento o il non raggiungimento dell'erezione. I cambiamenti si manifestano nei primi 2 anni successivi alla terapia; - dolore all'eiaculazione, conseguente ad irritazioni uretrali dovute alla terapia. Il sintomo generalmente scompare nel giro di qualche settimana, ma può persistere il senso di paura ed inadeguatezza; - difficoltà di lubrificazione con secchezza vaginale e dolore durante i rapporti (dispareunia), fino a renderli impossibili, soprattutto causato dalla carenza di estrogeni secondaria alla menopausa (indotta dalla chemioterapia o spontanea); - disfunzioni endocrine correlate soprattutto ai trattamenti legati al TCSE allogenico, possono provocare alterazioni della funzionalità ovarica, ipogonadismo (specie ne giovani maschi) 3. Approccio infermieristico alle problematiche legate alla sessualità Nel trattare l’argomento sessualità è importante che gli operatori sanitari acquisiscano conoscenze adeguate, in modo da orientare gli interventi educativi, sui pazienti e/o sui loro partners, verso una sessualità più consapevole, superando l’imbarazzo che tale argomento può generare nelle persone. Durante la fase di ripresa è opportuno cominciare a chiarire i dubbi del paziente, attraverso l'uso di vari strumenti quali il colloquio con personale adeguatamente preparato e la consegna di strumenti informativi sulla sessualità. Sembra che la difficoltà da parte degli operatori sanitari nell'affrontare la tematica sia legata soprattutto a: • La mancanza di conoscenze e cultura riguardo l’educazione sessuale [5] • La tendenza da parte dei pazienti a non richiedere spiegazioni ed approfondimenti sulla tematica (per difficoltà ad affrontare con il personale sanitario e con il partner la propria identità sessuale, orientamento sessuale, atteggiamenti e pratiche sessuali) [1] Attualmente non esiste un gold standard per la valutazione dei problemi della sfera sessuale nei pazienti oncologici. Esistono vari modelli di screening sessuale utilizzati per la diagnosi e il trattamento dei problemi sessuali: PLISSIT, acronimo di P (permission) LI (limited information) SS (specific suggestion) IT (intensive therapy), si basa su quattro livelli di grading affinchè il clinico comprenda e ponga rimedio alle disfunzioni sessuali dei pazienti. ALARM, acronimo inglese di Activity, Libido, Arousal, Resolution e Medical Hystory, è in grado di rilevare i problemi inerenti la funzionalità sessuale del paziente neoplastico tenendo conto anche anche della malattia e del trattamento. Il BETTER (B = bringing up the topic, come introdurre la tematica; E = explanation, spiegazione; T = telling, analisi delle risorse; T = timing, momento opportuno; E = education, educare i pazienti agli effetti della terapia sulla sessualità; R = registrazione), invece, è l’unico modello che è stato redatto per favorire e sviluppare la comunicazione sulla sessualità tra i pazienti e l’équipe. La valutazione dei disturbi della sessualità e quindi il loro trattamento dovrebbero essere affrontati in maniera multidisciplinare comprendendo, a seconda del problema, oltre al personale onco-ematologico, figure quali psicologi, psichiatri, sessuologi e fisioterapisti (riabilitazione pelvica). Il coinvolgimento del partner è risultato essere uno dei migliori rimedi non farmacologici, mentre programmi di terapia sessuale possono
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