48 1.5 Tipizzazione HLA e istocompatibilità Giulia Daghia1, Francesco Lanza1* 1Dipartimento di Onco-ematologia, UOC di Ematologia, Ospedale Universitario, Ravenna- Italy Email address: giulia_daghia@yahoo.it; francesco.lanza@auslromagna.it *Corresponding author Abstract: La storia del trapianto di cellule staminali emopoietiche è indissolubilmente legata a quella del sistema degli antigeni leucocitari umani (HLA). Fin dagli anni ’60, l’osservazione che la compatibilità donatore-ricevente fosse un prerequisito necessario per l’attecchimento del trapianto allogenico si è evoluta parallelamente all’apprezzamento della straordinaria varietà allelica del sistema HLA, descritto come il singolo locus genico più polimorfico negli eucarioti. Il numero di alleli HLA descritti è in continua crescita grazie all’applicazione delle nuove metodiche di biologia molecolare. Le cellule T alloreattive possono riconoscere le molecole HLA non self sia in cellule sane che patologiche, mediando quindi sia l’effetto terapeutico del trapianto, ovvero il controllo immunologico della patologia neoplastica residua (Graft versus Leukemia), sia l’attacco immune a tessuti sani (Graft versus Host). L’impatto clinico del mismatch HLA è influenzato da numerosi fattori relati al paziente, al donatore ed al trapianto stesso. Nel caso di pazienti e donatori adulti, le linee guida internazionali raccomandano una tipizzazione in biologia molecolare ad alta risoluzione per i loci HLA-A, HLA-B, HLA-C, HLA-DRB1 e HLA-DPB1. Sempre maggiori evidenze si stanno accumulando sul ruolo giocato da polimorfismi alternativi, in particolare quelli a carico dei recettori killer immunoglobulin-like sulle cellule Natural Killer, e di altri antigeni minori d’istocompatibilità. Keywords: Sistema HLA, compatibilità, mismatch, linfociiti T alloreattivi, polimorfismi, biologia molecolare ad alta risoluzione, NGS 1. Introduzione La storia del trapianto di cellule staminali emopoietiche (HCT) è indissolubilmente legata a quella del sistema degli antigeni leucocitari umani (HLA). Fin dagli anni ’60, l’osservazione che la compatibilità donatore-ricevente fosse un prerequisito necessario per l’attecchimento del trapianto allogenico e la prevenzione della graft-versus-host disease (GvHD) si è evoluta parallelamente all’apprezzamento della straordinaria varietà allelica del sistema HLA, descritto come il singolo locus genico più polimorfico negli eucarioti [1]. Anche se l’incompatibilità HLA rimane la principale barriera all’esecuzione del trapianto, sempre maggiori evidenze si stanno accumulando sul ruolo giocato dai polimorfismi alternativi, in particolare quelli a carico dei recettori killer immunoglobulin-like (KIR) sulle cellule NK e di altri antigeni minori d’istocompatibilità [2,3]. 2. HLA 2.1.Genetica ed ereditarietà Il sistema maggiore d’istocompatibilità umano (MHC), identificato per la prima volta da George Snell nel 1948, mappa su braccio corto del cromosoma 6 (6p21.3) e contiene circa 260 geni [4]. Al suo interno possono riconoscersi 3 regioni principali: la classe I, che codifica per l’HLA-A, -B e -C; la classe II, che codifica per l’HLA-DR, -DQ e -DP; infine, la classe III, che codifica per vari fattori del complemento e citochine [5]. I geni MHC sono trasmessi secondo un’ereditarietà
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