Handbook_Volume III

425 5. Complicanze precoci Questo presidio se ben utilizzato riduce la degenza e i costi ospedalieri oltre ad essere considerata una buona pratica assistenziale nella gestione della dermatite associata ad incontinenza [35]. Nei pazienti in cui l’incontinenza fecale è gestita con il sistema di raccolta si è ottenuto un miglioramento della cute in oltre il 92% dei casi; riducendo nettamente tutti quei fastidi, quali ad esempio dolore, bruciore dovuti alla presenza di una IAD [36,37]. Il sistema di gestione dell’incontinenza fecale è suggerito dalla letteratura sia nella fase di prevenzione sia nella fase di gestione delle IAD [38]. 5. Trattamento 5.1. Trattamento delle IAD a cute integra Il trattamento delle IAD a cute integra ha l’obiettivo di ridurre l’infiammazione; per cute integra si intende “una cute intera, intatta, non danneggiata”[22]. La presenza della dermatite associata ad incontinenza è una condizione inevitabile in caso di esposizione della pelle ad urine o/e feci per tempi prolungati [21]. La manifestazione delle IAD comporta nell’individuo dolore, sensazione di bruciore e prurito che impatta sulla qualità di vita nonché sul decorso clinico della persona [23]. La pulizia della zona interessata dalla dermatite deve essere eseguita dopo ogni episodio che espone la cute all’umidità (cioè dopo ogni evento di incontinenza urinaria e/o fecale). Dopo l’igiene, la zona va asciugata con piccoli tamponamenti evitando movimenti di sfregamento [39]. Nell’igiene quotidiana del paziente incontinente, l’utilizzo delle salviette 3 in 1, impregnate di dimeticone al 3% nelle IAD a cute integra ha ridotto significativamente l’evoluzione della dermatite[4]. Studi specifici suggeriscono che l’utilizzo di film barriera per la gestione delle IAD ha un’efficacia migliore rispetto a prodotti contenente petrolato o solo ossido di zinco [40]. La comune abitudine di usare l’acqua e sapone risulta meno efficace nella gestione delle IAD [22,41] e si consiglia di adoperare nell’igiene quotidiana salviette imbevute tali da facilitare la rimozione dei fluidi in modo atraumatico e meno aggressivo per la persona [23]. Le salviette imbevute e i film barriera sono prodotti supportatati dalla letteratura per la gestione delle IAD e l’assistenza infermieristica risulta fondamentale in questo ambito; l’ispezione della cute va eseguita più frequentemente, allo scopo di intervenire tempestivamente sull’eventuale peggioramento della dermatite. Inoltre, risulta importante la gestione del dolore o bruciore riferito dal paziente, infatti, una buona terapia analgesica potrebbe favorirne la compliance al trattamento. A causa della vastità di prodotti, al momento non ci sono evidenze che un prodotto sia migliora dell’altro. Sicuramente la letteratura suggerisce che la protezione della pelle è fondamentale. I “prodotti senza risciacquo” risultano adatti per la gestione in quanto detergono e proteggono al tempo stesso [42]. 5.2. Trattamento delle IAD a cute lesa L’integrità cutanea è un obiettivo comune che deve essere il principale scopo nella gestione delle IAD, in quanto la presenza della cute lesionata incide sugli indicatori di qualità dell’assistenza infermieristica e sul decorso clinico del paziente [22]. La presenza di cute lesa aumenta il rischio che i germi commensali possano colonizzare la zona interessata dalla dermatite e creare un’infezione peggiorando l’infiammazione. La funzione barriera viene meno causando la crescita di infezioni secondarie, ad esempio, la Candida Albicans che necessita di essere trattata con prodotti antimicotici o se necessario anche con terapia per via sistemica [24]. L’esposizione all’umidità aumenta il coefficiente di attrito della cute, accrescendo il rischio di lesioni da pressione[24, 41, 42]. Una IAD a cute lesa ha una significatività statistica sullo sviluppo delle ulcere di pressione [7], comportando complicanze sul decorso clinico e un aumento della degenza ospedaliera con un inevitabile incremento dei costi sanitari relativi all’assistenza [43]. La scelta del tipo di medicazione avanzata per la gestione della lesione da pressione si deve basare sulle migliori evidenze scientifiche, con l’obiettivo di favorire la riepitelizzazione e quindi la guarigione (figura 6)[44]. La valutazione e il monitoraggio della lesione da pressione con l’applicazione di un piano di gestione basato su principi scientifici, determinano il gold standard al fine di perseguire la guarigione dell’ulcera [45]. 6. Conclusioni Le feci liquide associate all’incontinenza rappresentano tra i fattori determinanti lo sviluppo di IAD; la loro presenza fornisce indicazioni importanti per identificare i pazienti ad alto rischio sottoposti a HSCT che necessitano di specifiche strategie di prevenzione. L'uso di un protocollo che preveda la pulizia delicata e l’applicazione di prodotti barriera per mantenere o ripristinare la funzione protettiva della cute è fortemente raccomandato; è altresì raccomandato l’utilizzo “ragionato” dei sistemi di barriera che prevengono il contatto delle feci liquide/urine con la cute nei pazienti con diversi gradi di dipendenza. Comunque, ogni azione o intervento atto a prevenire o trattare le IAD deve essere necessariamente preceduto da una attenta valutazione; a supporto di questa fase si propone l’utilizzo del Ghent Global IAD Categorisation Tool (GLOBIAD). Figura 6 Prevenzione e gestione delle IAD in base alla severità (tratto da Wounds International 2015)

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