359 5. Complicanze precoci acuta, indipendentemente dalla rimozione del catetere [9,15]. E’ preferibile l’impiego di LMWH. In uno studio prospettico su 78 pazienti con CAT trattati con con dalteparina a dosi piene in bridge con il warfarin, non si sono verificati nuovi eventi trombotici a 3 mesi, e il 57% dei cateteri erano ancora funzionali [17]. La durata ottimale dell'anticoagulazione non è stata valutata in studi prospettici. Le linee guida ACCP raccomandano l'anticoagulazione per 3 mesi o fino alla rimozione del catetere [15]. Diversi medici preferiscono continuare l'anticoagulazione per 1-2 settimane dopo la rimozione del catetere. 5. Complicanze emorragiche L'emorragia nei riceventi di TCSE è strettamente associata a una piastrinopenia prolungata e grave. In studi retrospettivi, il tasso di emorragia nei riceventi di TCSE varia da 15,2% a 27.1%, con un tasso di emorragia con minaccia per la vita o fatale compresa tra 1.1% e 3.6% dei pazienti [2,5,7]. L’'inizio dell'anticoagulazione terapeutica nei primi 6 mesi dopo il TCSE è stato riportato essere il più forte predittore di sanguinamento [OR 3.1 (95% CI 1,8-5.5)] [2]. Inoltre, la GVHD aumenta il rischio di sanguinamento [OR 2.4(95% CI 1.1-3.3)], mentre l'auto-TCSE (versus allo-TCSE) risulta protettivo [OR 0.46 (95% CI 0.33-0.64)]. L'emorragia può manifestarsi in vario modo, compresa l'emorragia gastrointestinale nei pazienti con GVHD dell'intestino e la cistite emorragica, con coinvolgimento genitourinario della GVHD. L’emorragia alveolare diffusa (EAD) è una complicanza emorragica molto grave che si verifica nel 2-14% dei riceventi di TCSE e si presenta con ipossia progressiva, infiltrati polmonarie broncolavaggio alveolare francamente ematico [1]. La EAD è più comune nei pazienti piastrinopenici, e in quelli con GVHD acuta, per gli effetti delle citochine infiammatorie sul rivestimento alveolare. Non vi sono strategie profilattiche o terapeutiche validate; la mortalità è di circa l'80% (range 64% - 100%) [18]. Trasfusioni di piastrine, corticosteroidi sistemici, antifibrinolitici e fattore VIIa ricombinante sono stati tutti utilizzati con risultati non univoci. È prassi generale somministrare trasfusioni profilattiche di trasfusioni piastriniche per conte piastriniche inferiori a 10 × 10^9/L in pazienti sottoposti a chemioterapia mieloablativa o TCSE, sebbene la superiorità delle trasfusioni profilattiche rispetto a quelle a quelle terapeutiche è supportata da evidenze di grado moderato. Dati i rischi concorrenti di emorragia e trombosi, l'identificazione dei pazienti ad alto rischio per questi esiti può ottimizzare le strategie di profilassi. La tempistica delle complicanze emostatiche è una considerazione importante poiché è più probabile che gli eventi emorragici si verifichino all'inizio del decorso post-trapianto, quando i pazienti sono profondamente piastrinopenici, mentre gli eventi trombotici si verificano più frequentemente dopo il recupero ematopoietico [2,7].
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