Handbook_Volume III

326 5.4.1 Gestione assistenziale della neutropenia febbrile e sepsi Caime Alessandro1*, Roscelli Veronica2 1Istituto Europeo Oncologico, Milano, Italia 2Istituto Europeo Oncologico, Milano, Italia Email address: alessandro.caime@ieo.it, veronica.roscelli@ieo.it *Corresponding author Abstract: La neutropenia è la diminuzione del numero assoluto di neutrofili al di sotto del valore soglia di 1500 cellule/µL. La neutropenia rimane asintomatica, finché non si sviluppa un’infezione. A causa di risposte infiammatorie soppresse, la febbre è spesso il solo sintomo dello stato infettivo. La neutropenia nel paziente ematologico è una complicanza molto frequente, dovuta ad una condizione preesistente legata alla patologia di base o alla somministrazione di trattamenti mielotossici (chemioterapia e/o radioterapia). È una vera emergenza e di conseguenza la pronta identificazione, la corretta gestione ed i successivi interventi possono prolungare la sopravvivenza e la qualità di vita del paziente. La neutropenia, dunque, può portare ad uno stato infettivo severo (sepsi), che può evolvere a sua volta in shock settico. Lo shock settico si manifesta con alterazioni del circolo sanguigno e del metabolismo cellulare; in questa circostanza la già alta mortalità della sepsi è ulteriormente aumentata (30-50%)[6]. Per questo motivo è fondamentale riconoscere prontamente questa condizione e trattarla in maniera appropriata. Keywords: Neutropenia, Infezione, Sepsi, Febbre 1. Introduzione I neutrofili sono cellule che proteggono l'organismo da agenti infettivi e costituiscono il 40-75% dei leucociti[1]. In condizioni normali i neutrofili migrano nel flusso ematico dove rimangono per un tempo piuttosto breve, circa 6/12 ore, dopo questo periodo i neutrofili vanno a confinarsi nei tessuti dove permangono qualche giorno prima di morire.[10] La neutropenia è caratterizzata da un numero patologicamente basso di neutrofili che circolano nel sangue periferico. La neutropenia in sé non provoca nessun sintomo, ma aumenta il rischio e la gravità di contrarre le infezioni; la febbre è spesso il solo sintomo dello stato infettivo in atto, durante la neutropenia.­ Per valutare il numero dei neutrofili è sufficiente sottoporre il paziente ad un esame emocromocitometrico con la formula leucocitaria. La gravità della neutropenia è correlata direttamente allo stato infettivo e viene classificata come:[2] La neutropenia nel paziente ematologico è una complicanza molto frequente dovuta ad una condizione preesistente legata alla patologia di base o alla somministrazione di trattamenti mielotossici (chemioterapia e/o radioterapia). La sepsi e lo shock settico sono le principali cause di mortalità durante la neutropenia. La sepsi viene definitiva come una disfunzione d'organo pericolosa per la vita causata da una risposta immunitaria dell'ospite disregolata alle infezioni. Lo shock settico è una grave manifestazione della sepsi, con una riduzione critica della perfusione di tessuti che può condurre ad uno stato di insufficienza multi organo che coinvolge polmoni, reni e fegato. I sintomi più comuni sono aumento dell'acido lattico nel sangue, ipotensione marcata causata da una vasodilatazione diffusa, febbre, brivido scuotente, tachicardica, sudorazione profusa, tachipnea, calo della saturazione dell'ossigeno, segni di confusione o deterioramento neurologico ed anuria[6]. In questo contesto la mortalità della sepsi è elevata ed è del circa 30/50%[5]; per questo motivo è fondamenta-

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