292 4.10 I Vaccini Maria Teresa Lupo-Stanghellini1* 1Hematology and Bone Marrow Transplantation Unit, IRCCS San Raffaele Scientific Institute, Milan, Italy Email address: lupostanghellini.m@hsr.it *Corresponding author Abstract: Le vaccinazioni sono parte integrante del programma di recupero dell’immunocompetenza post terapia cellulare (trapianto autologo – trapianto allogenico – CAR-T). Il beneficio derivante dalle vaccinazioni è chiaro: consentire la riduzione di eventi infettivi ad alto rischio di mortalità e di morbidità. La vaccinazione con vaccini inattivati è ritenuta sicura ed efficace, la vaccinazione con vaccini vivi deve essere invece considerata con cautela soppesando il rapporto rischio/beneficio. La risposta alle vaccinazioni post terapia cellulare è minore rispetto a quella registrata nella popolazione generale ed è particolarmente compromessa nei pazienti con graft-versus-host disease, ciò non di meno questa è la categoria di pazienti che maggiormente può beneficiare della potenziale – benché minima - risposta alla vaccinazione stessa. La probabilità di risposta alle vaccinazioni migliora con il recupero dell’immunoricostituzione. La disponibilità di nuove tecnologie (come i vaccini mRNA o i vaccini adiuvati ricombinanti), l’avvento di nuove sfide come la pandemia SARS-CoV-2, l’avvento di nuove terapie (CAR-T) hanno portato alla ribalta il tema della profilassi vaccinale. Un’oculata campagna vaccinale è la base delle strategie di prevenzione di malattie trasmissibili in una categoria di soggetti ad alta fragilità quali i pazienti immunodepressi post terapia cellulare. Keywords: Vaccinazione, Profilassi antinfettiva, Fattori di rischio 1. Introduzione I pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali (autologo e allogenico) – HSCT – hanno un aumentato rischio di eventi infettivi rispetto a soggetti sani della stessa età. Questo è dovuto ad un’alterazione dell’immunità sia per quanto riguarda la risposta T cellulare che la risposta umorale in conseguenza sia dei farmaci impiegati nel trattamento della patologia di base, sia dei farmaci impiegati nel condizionamento, sia delle terapie immunosoppressive per la prevenzione e/o cura della graft-versus-host disease (GvHD) nel caso del trapianto allogenico. Nei primi mesi post trapianto viene persa la memoria immunologica dell’ospite nei confronti di diversi patogeni come lo Streptococco pneumoniae, l’Haemophilus influenzae tipo B, il morbillo. Circa il 30-100% dei pazienti perde la propria competenza immune specifica nel primo anno da trapianto. I pazienti sottoposti a trapianto vengono quindi considerati naïve dopo la procedura trapiantologica e pertanto candidati a riprendere un ciclo vaccinale completo, nel rispetto dell’età, delle raccomandazioni nazionali e dell’epidemiologia di ciascun paese. Per generare un’ottimale immunità protettiva post vaccino è cruciale un sistema di presentazione dell’antigene preservato, un’attivazione funzionale sia B che T cellulare nonché la capacità delle plasmacellule di generare anticorpi. Quindi, una risposta pienamente protettiva al vaccino è legata strettamente alla funzionalità dell’immunità adattativa che è – come ben noto – compromessa dopo le terapie cellulari (trapianto e CAR-T). Diverse società scientifiche – come CDC (Center for Disease Control and Prevention), EBMT (European Bone Marrow Transplant Society), IDSA (Infectious Diseases Society of America) – si sono espresse rispetto alla raccomandazione di vaccinare i pazienti dopo trapianto/ terapia cellulare. In particolar modo nel 2017 la European Conference on Infections in Leukemia (ECIL) ha forni-
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