282 interagire con il MI. Durante il TCSE, a causa della tossicità del regime di condizionamento e delle complicanze peri-trapiantologiche, l’intake calorico è fortemente ridotto e vi è un importante deterioramento dello stato nutrizionale, per cui si rende spesso necessario un supporto nutrizionale[30]. In questi casi, l’uso di nutrizione enterale tramite sondino naso gastrico rispetto alla nutrizione parenterale permette di mantenere una migliore eubiosi intestinale, con una maggiore presenza di commensali benefici come la Blautia e una maggiore produzione di SCFA, riducendo l’insorgenza di GvHD acuta [30,31] Inoltre, anche singoli nutrienti possono avere effetti sul MI. L’esempio meglio studiato è quello del lattosio, che si è dimostrato favorire la crescita di Enterococcus e perciò aumentare l’insorgenza di GvHD acuta[8]. La somministrazione di prebiotici, definiti come “substrati metabolizzati selettivamente dal microbiota conferenti un beneficio di salute”, può essere efficace e sicura nella modulazione della flora intestinale nei pazienti trapiantati. In particolare, una mistura di fibre, oligosaccaridi, glutamina e amido non digeribile si è dimostrata capace di ridurre l’insorgenza di GvHD acuta riducendo la disbiosi e il danno alla mucosa intestinale con una maggiore produzione di SCFA[32]. Di conseguenza, è possibile ipotizzare consigli dietetici dopo il TCSE per proteggere il MI, come favorire il prima possibile l’alimentazione per via orale, evitare cibi ricchi in lattosio nelle prime fasi post trapianto e suggerire di assumere alimenti ricchi di fibre. 3.3. Probiotici e Trapianto di Microbioma Fecale I risultati degli studi sulla somministrazione di singole Figura 3. Complicanze peri-trapiantologiche specie batteriche vive, i cosiddetti probiotici, hanno dato finora risultati poco incoraggianti. In particolare, la somministrazione di Lactobacillus rhamnosus GG dopo il TCSE non si è dimostrata modificare significativamente il MI e non ha avuto effetti sull’incidenza di GvHD acuta[33]. Inoltre, sono da tenere in considerazione i rischi della somministrazione di batteri vivi in pazienti immunodepresssi con un’alterata barriera intestinale, poiché sono stati descritti casi di batteriemia da lattobacilli[34]. Gli studi sulla sicurezza dei probiotici nei pazienti trapiantati finora eseguiti non hanno mostrato effetti avversi significativi, ma è sicuramente necessario proseguire il monitoraggio per meglio comprendere il rapporto rischio/beneficio della somministrazione di probiotici. Gli studi eseguiti sul trapianto di microbiota fecale (Fecal Microbiota Transplantation, FMT) hanno invece dato risultati promettenti. Numerosi aspetti tecnici sono da considerare in questa complessa procedura, che vanno al di là degli obiettivi di questo capitolo. In particolare, la scelta del donatore (autologo prima della procedura o da terza parte), la via di somministrazione ed il tempo senza utilizzo di antibiotici concomitanti sono tra le questioni cardine da approfondire. Da un punto di vista clinico, il FMT può essere utilizzato con 4 indicazioni: 1. Trattamento delle infezioni recidivanti/refrattarie da Clostridioides difficile: il ruolo del FMT nel trattamento di questa patologia è consolidato, e può essere applicato anche nel contesto del TCSE 2. Trattamento della GvHD intestinale cortico-resistente/dipendente: il ruolo della disbiosi nella patogenesi della GvHD ha portato all’utilizzo del FMT in questa patologia. Numerose piccole case series riportano benefici nel trattamento della GvHD intestinale cortico-re4.Aspetti clinici ed assistenziali trasversali
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