278 4.8 Il Microbiota e Microbioma Intestinale Riccardo Masetti1,2* 1.Oncoematologia Pediatrica, IRCCS Azienda Ospedaliero di Bologna. Policlinico S.Orsola-Malpighi 2.Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Bologna Email address: * riccardo.masetti5@unibo.it *Corresponding author Abstract: Il trapianto di cellule staminali emopoietiche esercita un effetto profondamente destruente sulla composizione e la funzionalità del microbiota intestinale (MI). Le modificazioni del MI influenzano lo sviluppo delle principali complicanze infettive e immuno-mediate del trapianto e ha un impatto significativo sulla sopravvivenza del paziente. In particolare, una minore diversità dell’ecosistema al momento dell’attecchimento dei neutrofili è correlata a una ridotta overall survival. La riduzione di specie commensali, come la Blautia, e la crescita di potenziali patogeni, come l’Enterococcus, sono correlate allo sviluppo della malattia da trapianto contro l’ospite. La dominanza intestinale, definita come la crescita di una singola specie tale da rappresentare più del 30% delle specie presenti, è invece associata a traslocazioni dello stesso germe attraverso l’epitelio intestinale e a infezioni sistemiche. La flora batterica intestinale ha quindi un impatto fondamentale sulla ricostruzione immonulogica post trapianto, mediato principalmente dal profilo dei metaboliti prodotti dal MI, come gli acidi grassi a catena corta, che si sono dimostrati avere un effetto anti-infiammatorio e immunomodulatore. Le crescenti evidenze riguardanti la correlazione tra la disbiosi intestinale e le complicanze trapiantologiche aprono le porte a possibili implicazioni terapeutiche della modulazione del microbiota intestinale. Potenziali strategie di manipolazione del MI in senso “protettivo” sono considerate l’ottimizzazione della profilassi e terapia antibiotica, l’uso di nutrizione enterale, la somministrazione di pre/pro-biotici e il trapianto di microbiota fecale. Keywords: Microbiota Intestinale, Disbiosi, Trapianto di Microbiota Fecale 1. Introduzione Il microbiota intestinale (MI), ovvero l’insieme di batteri, funghi e virus che risiedono nel nostro tratto gastrointestinale, riveste un ruolo cruciale in numerosi processi fisiologici e patologici. Per lungo tempo si è pensato che il MI non interferisse con i processi dell’ospite ma il recente sviluppo di nuove tecniche di sequenziamento genomico ne ha permesso una sempre più precisa caratterizzazione ed una conseguente più chiara definizione del ruolo. Tramite il sequenziamento della subunità ribosomiale 16s è stata possibile una caratterizzazione della tassonomia batterica molto dettagliata e l’avvento degli studi di metagenomica e metabolomica ha rivoluzionato la nostra conoscenza della funzionalità dell’ecosistema intestinale. Una più articolata comprensione del MI ha portato l’interesse della comunità scientifica a focalizzarsi sull’impatto generato dalla alterazione della sua normale composizione, definita come disbiosi, nella patologia umana. Lo “Human Microbiome Project”, ha posto le basi per lo studio delle alterazioni del MI nelle varie condizioni patologiche[1]. Evidenze crescenti dimostrano come una condizione di disbiosi, caratterizzata da una minore diversità dell’ecosistema, da una ridotta presenza di specie commensali e da una crescita di specie potenzialmente patogene, abbia un ruolo nella patogenesi di numerose malattie, come il diabete, le malattie infiammatorie croniche intestinali e la leucemia [2–4] Il trapianto di cellule staminali emopoietiche (TCSE) rappresenta un contesto emblematico di studio del legame tra le alterazioni del MI e l’ospite per numerose
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