262 2.1.1. Jacie Le raccomandazioni JACIE ottava edizione [4] specificano nei seguenti paragrafi l’isolamento protettivo: B 2.1: Deve esistere un’unità di degenza designata, ubicata in modo appropriato e dotata di spazi e design adeguati che riducano al minimo la contaminazione microbica trasmessa per via aerea. B 2.2: Deve esistere un’area designata per l’assistenza ambulatoriale che protegga il paziente dalla trasmissione di agenti infettivi e consenta, se necessario, l’isolamento appropriato del paziente, l’esame e la valutazione riservati e la somministrazione di fluidi, farmaci o emoderivati per via endovenosa. B 2.4: Il programma clinico deve documentare la pulizia e la sanificazione della struttura e mantenere un ordine sufficiente per ottenere condizioni adeguate alle operazioni. Il manuale di accreditamento per la terapia di cellule ematopoietiche FACT-JACIE [5] è più specifico e descrive il punto B 2.1 come segue: “Poiché pazienti diversi hanno esigenze diverse di controllo delle infezioni, il programma clinico deve disporre di politiche e procedure operative standard (SOP) che definiscano i requisiti di controllo delle infezioni in base alle diverse condizioni dei pazienti e alle configurazioni delle stanze. Il tipo di trattamento dell’aria deve essere documentabile da un ufficio di gestione della struttura. È necessaria una SOP che descriva le alternative in caso di carenza di stanze di isolamento, le fasi di prevenzione e controllo di specifiche infezioni associate all’assistenza sanitaria, come lo stafilococco aureo resistente alla meticillina (MRSA), il Clostridium difficile e le infezioni virali respiratorie comunitarie. Le procedure per il monitoraggio delle infezioni trasmesse per via aerea forniranno la prova della conformità. I cartelli affissi nell’unità clinica e il comportamento del personale coerente con le aspettative per il tipo di controllo delle infezioni descritto nelle politiche e procedure dimostrano la conformità a questo standard. Se sono in corso progetti di ristrutturazione o costruzione, devono essere presenti opportuni controlli ambientali. Il rischio di diffusione di agenti di malattie trasmissibili deve essere ridotto al minimo in qualsiasi ambiente in cui si possa prevedere la presenza di pazienti (comprese le unità di dialisi e terapia intensiva). Occorre fare attenzione che la ventilazione proveniente da altre stanze di isolamento (dove potrebbero risiedere pazienti infetti) non passi attraverso le stanze utilizzate per i riceventi di terapia cellulare. Per dimostrare conformità a questo standard è necessario documentare prima dell’ispezione le politiche di controllo delle infezioni, le specifiche di trattamento dell’aria e le planimetrie.” 2.1.2. Illuminazione La luce al momento giusto e a un livello appropriato ha la possibilità di ripristinare e rafforzare il naturale ritmo circadiano comunicando con il nucleo soprachiasmatico nell’ipotalamo anteriore. Questo nucleo funziona come un orologio interno per i ritmi corporei e controlla il sistema dando segnali alle ghiandole produttrici di ormoni affinché ne rilascino di più o di meno, come la melatonina. Per dare ai pazienti l’opportunità di recuperare, è importante fornire un ambiente che supporti il loro normale ritmo circadiano che ha un impatto sulla maggior parte dei processi corporei, come il sonno, la veglia, il metabolismo, il rilascio di ormoni, l’attivazione cardiovascolare, la filtrazione renale, la temperatura e il sistema immunitario. Quando si progetta l’ambiente di un’unità nuova, sarebbe consigliato prestare attenzione alla possibilità di consentire alla luce naturale di illuminare la stanza. Studi eseguiti in terapia intensiva hanno rilevato che un ambiente illuminato che segue il ritmo del giorno e della notte può favorire il recupero del paziente [6]. 2.2. Domiciliare In letteratura sono noti i benefici dell’isolamento protettivo domiciliare per il trapianto autologo [7]. Uno studio americano recente ha confrontato i dati di pazienti sottoposti a trapianto autologo e allogenico ospedalizzati verso un regime di isolamento domiciliare. Nell’incidenza di neutropenia febbrile, batteriemie, infezioni respiratorie o da Clostridium difficile non ci sono state differenze significative durante il primo periodo post trapianto. A un anno dal trapianto, i pazienti in regime di isolamento domiciliare hanno mostrato una tendenza verso tassi più bassi di infezione da C. difficile (0% contro 12%) e tassi più elevati di batteriemie confermate in laboratorio (28% contro 10%) rispetto ai pazienti ospedalizzati [8]. 2.2.1. Presenza di animali domestici e rischio infettivo Infermieri americani che lavorano sul territorio hanno partecipato a uno studio qualitativo identificando i rischi infettivi più comuni e strategie di mitigazione del rischio. Oltre a fattori quali l’età, comorbidità come diabete, insufficiente nutrizione, educazione al caregiver riguardo igiene delle mani e igiene ambientale, la presenza di animali domestici espone i pazienti a un rischio maggiore di infezione. Per alcuni pazienti, le pratiche igieniche generali e il modo in cui si prendono cura dei loro animali domestici aumenta il rischio [9]. Per pazienti immunocompromessi, avere un animale domestico può metterli a rischio di gravi malattie che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo. Alcuni consigli per prevenirli sono: chiedere al veterinario quali sono le infezioni a rischio, far controllare l’animale per malattie infettive, lavarsi accuratamente le mani dopo aver maneggiato o toccato l’animale, aver pulito la lettiera o eliminato le feci dell’animale. Assicurarsi che le vaccinazioni dell’animale siano aggiornate, prima di adottare un animale, accertarsi che sia di età superiore a un anno, portare l’animale dal veterinario se presenta diarrea, tosse, starnuti, diminuzione dell’appetito o perdita di peso sono ulteriori consigli pratici. Altri suggerimenti importanti sono di non adottare animali selvatici o esotici: è più probabile che questi animali mordano, e spesso sono portatori di malattie rare ma gravi [10].
RkJQdWJsaXNoZXIy ODUzNzk5