258 per i pazienti stessi che, colpiti da complicanze e riacutizzazioni, subiscono un peggioramento della qualità della vita, che può portare nei casi più estremi perfino alla morte (1). Secondo la letteratura, sono diverse le dimensioni che possono incidere in modo rilevante sulla capacità e volontà di un paziente di adattarsi efficacemente alla propria condizione di malattia, aderendo alle prescrizioni mediche definite per essa. In particolare, si individuano: a) l’efficienza e la fruibilità dei servizi sanitari del proprio territorio di afferenza (7); b) la situazione economico-sociale che caratterizza la storia e la vita del paziente stesso (7,8); c) le variabili legate al tipo di patologia di cui è affetto o alla terapia che deve assumere (7;8). d) La “Personal Health Literacy”, cioè il bagaglio di conoscenze che la persona già possiede sulla propria condizione (9); e) la sua capacità e modalità di apprendere in modo significativo quanto gli viene chiesto di sapere, ricordare, gestire (8;10); f) la sua capacità di gestione degli imprevisti e quindi di decisione e “problem solving” (10); g) la sua capacità comunicativa e di relazione; h) lo stile motivazionale che supporta tali comportamenti e apprendimenti; È noto come, per rendere un percorso educativo efficace sia necessario rispettare: l’analisi dei bisogni della persona, il livello di personalizzazione e la presa in carico della dimensione esperienziale della stessa (10) L’analisi dei bisogni è necessaria per garantire l’efficacia di un qualsiasi intervento educativo: prima di progettare un qualsiasi intervento che preveda di provocare un cambiamento nella persona, è necessario infatti operare una valutazione delle sue competenze di base, di quelli che vengono definiti i prerequisiti di apprendimento e di quelli che sono i suoi bisogni vitali (psicologici e sociali), gli stessi che sostengono la sua motivazione ad ascoltare, capire ed accogliere quello che le verrà proposto di apprendere (11;12). La necessità di prendere in carico nel processo educativo del paziente il vissuto esperienziale dello stesso è fondamentale, in quanto rapportarsi all’altro nella sua individualità significa porre costante attenzione al suo modo non solo di recepire i messaggi comunicativi, con tutte le possibili distorsioni comunicative che possono verificarsi, ma anche al suo modo di intendere i significati che si legano a tali messaggi, in ragione della rappresentazione e al vissuto relativi a essi. (13; 14;15). E’ proprio questa centratura sull’altro, ricalibrando continuamente il messaggio a partire dagli effetti che esso produce, che caratterizza un’interazione come comunicazione educativa, differenziandola dalla comunicazione autoriataria (13;14,16). 3. Il processo educativo: la relazione e le metodologie Sulla base di questi presupposti teorici le metodologie assumono una valenza operativa fondamentale. Dalla letteratura si evidenziano quattro elementi fondamentali che facilitano il processo educativo al fine di rafforzare l’aderenza terapeutica: l’informazione, la fiducia, il supporto per il processo di cambiamento e la considerazione dei fattori psicosociali di ciascuna persona (17;18). In primis il paziente deve quindi avere un’informazione chiara e precisa sull’andamento della propria malattia, al fine di ridurre le incertezze e renderlo in grado di prendere decisioni e aumentare la propria autonomia nella cura di sé (19). Un linguaggio chiaro e semplice facilita la comprensione, e contribuisce a ridurre l’asimmetria della relazione paziente-professionista della salute (17). E’ fondamentale sottolineare come nessun intervento educativo possa essere attuato senza una chiara definizione degli obiettivi e soprattutto senza una continua verifica e revisione critica del lavoro svolto, in quanto l’educazione del paziente è un processo intenzionale e consapevole e come tale deve essere ricondotto all’interno di specifici programmi formativi che sappiano valorizzare le potenzialità e l’autonomia della persona. A fianco e ben oltre la programmazione degli interventi, compare la necessità di concepire, analizzare e realizzare gli interventi nell’ottica della progettazione (20). Uno degli aspetti da considerare per implementare la compliance del paziente e la corretta assunzione della terapia immunosoppressiva è riconoscere che le decisioni relative alla gestione al domicilio devono essere congruenti con il punto di vista, le caratteristiche personali e il vissuto della persona. Questo indica la necessità di individuare obiettivi concreti, semplici, condivisi con l’utente, poiché quando gli obiettivi sono solo prescritti ed imposti, l’utente può sperimentare il rifiuto, l’inibizione o la frustrazione, con il rischio della mancata aderenza terapeutica (12; 21;) . Una variabile chiave per, ottenere la compliance del paziente è creare un clima di vicinanza, accoglienza e supporto all’autogestione (self management) che punti a fornire gli strumenti per affrontare e risolvere eventuali problemi in autonomia (22). Altro elemento strategico per rafforzare l’aderenza terapeutica è infine il coinvolgimento di un caregiver, permettendo al paziente di trarre beneficio dalla condivisione e dal confronto delle problematiche e delle difficoltà del percorso terapeutico, incrementando le capacità comunicative e relazionali. Conclusione Al fine di ottimizzare la compliance all’aderenza terapeutica è necessario un approccio personalizzato che coinvolga oltre alla dimensione conoscitiva anche quella emotiva, sociale e metariflessiva nell’accompagnare un paziente verso la presa di consapevolezza della sua situazione e la rielaborazione del suo vissuto personale, premessa all’accettazione e quindi all’aderenza stessa.Alla base dell’aderenza terapeutica vi è quindi il progetto educativo, processo continuo, che richiede l’acquisizione di conoscenze, la capacità di integrarle tra loro e utilizzarle per dare una risposta adeguata ai problemi quotidiani. Ai professionisti della salute sono richieste competenze pianificatorie, come capacità di costruire un programma coerente, capacità comunicativo-relazionali molto elevate al fine di modulare il discorso nei contenuti e nelle caratteristiche, sulle reazioni del paziente. Accompagnare il paziente in un percorso educativo al fine di consolidare l’aderenza terapeutica richiede il rispetto di tempistiche e modalità che sono differenti da individuo a individuo (23). La malattia e il trattamento sono da considerarsi esperienze educative in quanto possono modificare, tra l’altro, la percezione che il soggetto ha di sé, in particolare delle proprie possibilità e dei propri limiti. Professionista e paziente diventano attori di uno stesso percorso formativo ed educativo che richiede una comune adesione, emotiva e soggettiva, per il raggiungimento degli obiettivi messi in atto nell’esperienza educative (24).
RkJQdWJsaXNoZXIy ODUzNzk5