221 3. Terapie di supporto VO2max, che misura la quantità massima di ossigeno consumata in un minuto. Tuttavia questo test prevede l’utilizzo di apparecchiature e personale specializzato, che ne limita automaticamente l’uso. Studi hanno dimostrato che il VO2max diminuisce non solo come diretta conseguenza del trapianto, ma anche a causa dell’eccessiva permanenza a letto e dell’inattività durante il ricovero [3]. Il programma di esercizi durante la fase più aggressiva dell’iter trapiantologico gioca un importante ruolo protettivo sulla muscolatura in quanto aumenta la massa e diminuisce l’usura catabolica dei trattamenti antineoplastici, contrastando la fatigue che si osserva dopo il trapianto. Per questa ragione è clinicamente rilevante rinforzare la muscolatura già nelle settimane precedenti il trapianto e continuare poi dopo fino al raggiungimento dei 100gg, per prevenire problemi di salute secondari [3, 7, 11]. Il programma di esercizi proposto è risultato essere sicuro nella maggior parte della letteratura esaminata. Unicamente tre studi riportano un evento avverso e precisamente la rottura del catetere venoso centrale durante un test, vomito e desaturazione [3, 22]. Il programma di esercizi da eseguire a casa dopo la dimissione fino ai 100 giorni dal trapianto, portano ad un importante miglioramento della capacità cardiopolmonare, della forza muscolare, dello stato emozionale e della qualità di vita, come anche alla diminuzione della fatigue [5, 7, 11]. Un considerevole numero di studi dimostra gli effetti positivi del programma di esercizi sullo stato emozionale del paziente, specialmente durante il lungo periodo di ospedalizzazione [5, 6]. Relativamente alle differenze di genere, i pazienti maschi alla dimissione tendono ad avere una diminuzione della forza muscolare, mentre le pazienti femmine riportano principalmente un peggioramento della qualità di vita [6, 20]. In letteratura ci sono scarse evidenze scientifiche sugli effetti degli esercizi sul sistema immunitario di questi pazienti, nonostante sembri che l’intervento riabilitativo mantenga stabili i valori ematici. Tuttavia, è sicuramente il tipo di tumore e di trattamento farmacologico somministrato a influenzare in modo determinante la prognosi [3, 5, 18]. In diversi studi condotti sui pazienti sottoposti ad allo-trapianto [6, 23], la forza dei principali gruppi muscolari valutata alla dimissione, la distanza percorsa in sei minuti e la QOL risultano diminuiti, ma entro un anno tutti i valori ritornano al livello pre-trapianto. L’assenza di miglioramento della fitness cardiovascolare durante il periodo di trattamento può essere ricondotta a diverse motivazioni, tra cui il self training durante il week-end senza supervisione del terapista, la bassa frequenza settimanale delle sedute (per svariate cause), l’insufficiente controllo sulle variabili di intensità e durata del programma di esercizi, la scarsa compliance del paziente e le complicazioni di salute. Come evidenziato dalla letteratura presa in esame, la riabilitazione fisioterapica è diventata ormai parte integrante del percorso del paziente sottoposto a TCSE e solida realtà di numerosi Centri Trapianto in tutto il mondo. È importante tuttavia sottolineare e ricordare come questo progresso nella gestione clinica del paziente sia possibile solo grazie all’integrazione e alla proficua collaborazione di tutte le figure professionali che agiscono all’unisono per il bene del paziente. Bibliografia [1] Passweg JR, Baldomero H, Chabannon C et al. 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