219 3. Terapie di supporto ziente [3], viene utilizzato per valutare la capacità aerobica e la fitness cardiovascolare [5] • TUG (timed up and go test): viene proposto per la valutazione della mobilità funzionale e dell’equilibrio [3,5] • TNSU (time needed to stand up test) [3]: test per valutare la mobilità funzionale • Hand grip strenght: la forza di presa della mano viene misurata attraverso un dinamometro idraulico Jamar standard; il test viene ripetuto tre volte e registrata la performance migliore [5] • Peripheral muscle strenght: la valutazione della forza isometrica massima dei mm. flessori spalla-gomito, estensori del ginocchio e flessori dell’anca, viene eseguita attraverso un dinamometro a mano (handheld dynamometer); il test viene ripetuto tre volte e registrata la performance migliore [5, 14] • FIS (fatigue impact scale): viene utilizzato per misurare il livello di fatigue [5] • HADS (hospital anxiety and depression scale): utilizzata per la valutazione dello stato emozionale del paziente [5] • Borg scale: viene utilizzata per determinare l’intensità degli esercizi attraverso la classificazione dello sforzo percepito utilizzando i numeri tra 6 e 20 (RPE - Rating of Perceived Exertion Scale) o tra 0 e 10 (Borg scale) [6, 8]. 3.2. Presa in carico del paziente: quando? Nella maggioranza degli studi esaminati il paziente sottoposto ad HSCT viene preso in carico al momento del ricovero, ma è emerso tuttavia in alcuni recenti articoli [4, 5, 6, 7, 11, 14, 22], quanto la PREHABILITATION, cioè l’attività fisica intrapresa già nelle settimane precedenti il trapianto, migliorando la capacità funzionale del paziente e la fitness cardio-vascolare, sia significativa per un migliore outcome post-trapianto e trasformi il periodo d’attesa in un momento proattivo di presa di coscienza del proprio potenziale e di collaborazione in prima persona [4]. In questo studio gli esercizi proposti nelle 4-6 settimane pre-ricovero con una frequenza di due volte alla settimana, prevedono 10 minuti di riscaldamento, 25 minuti di cyclette come interval training cardiovascolare [1], rispettando la frequenza cardiaca massima del 75-85% attraverso un sensore toracico collegato ad un orologio Polar, seguiti da esercizi di rinforzo dei principali gruppi muscolari tramite macchine convenzionali di fitness. Ogni seduta termina con 10 minuti di defaticamento attraverso esercizi di ginnastica respiratoria, di rilassamento e di stretching. Il carico cardiovascolare e di rinforzo muscolare viene gradualmente aumentato per stimolare il paziente a progredire. [1] L’interval training cardiovascolare allena muscoli e sistema cardiovascolare ad attività intense in un breve lasso di tempo per migliorare la resistenza (capacità aerobica) e la velocità, oltre ad alzare la soglia anaerobica ed il VO2max. 3.3. Riabilitazione durante il ricovero Durante il ricovero la frequenza delle sessioni ed il carico di lavoro devono essere adattate giornalmente alle condizioni di salute del paziente relativamente ai valori di trombociti e di emoglobina dopo consulto giornaliero con il medico specialista, fino ad essere annullate nel caso di GVHD, febbre ed infezioni [4, 5, 6]. Per la terapia della GVHD ai pazienti vengono somministrati corticosteroidi, che possono incidere, soprattutto nell’uso prolungato, sulla massa e forza muscolare [6], come rappresentato in Figura 2. Durante il percorso post trapianto la diminuzione della forza muscolare non si osserva solo nei muscoli periferici ma anche nei muscoli respiratori, per cui è raccomandato il rinforzo dei muscoli inspiratori (IMT, inspiratory muscle training), tramite Treshold Device [6, 9, 10], incentivatore di flusso. Gli esercizi, supervisionati dal fisioterapista, vengono eseguiti in camera (esercizi aerobici, di rinforzo muscolare e di rilassamento), ma non appena il periodo di aplasia è terminato, al programma viene aggiunta anche la deambulazione in corridoio e l’esecuzione delle scale [5]. Per rendere il paziente partecipe e responsabile in prima persona della propria forma fisica, in molti centri viene consegnato un libretto contenente le illustrazioni e le descrizioni degli esercizi per facilitarne l’esecuzione in autonomia durante il week-end e poter annotare la durata delle singole attività. FONDAMENTALE la partecipazione, la collaborazione ed il supporto di tutto il team di reparto, affinché il paziente riduca al massimo l’inattività, non stia sempre a letto, venga spronato ad alzarsi, a camminare in stanza e a cambiare spesso posizione [6, 20]. Figura 2. Diminuzione della funzionalità fisica ed effetti collaterali dopo trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche [6] 3.4. Riabilitazione dopo la dimissione Al momento della dimissione, dopo aver eseguito la seconda valutazione del paziente tramite i test previsti e considerate le sue esigenze personali, in molti centri viene preparato, sulla base dei risultati dei tests, un programma di esercizi che il paziente viene invitato ad eseguire a casa in maniera autonoma o in regime di Day Hospital per i pazienti troppo debilitati, fino al raggiungimento dei 100 giorni post-trapianto [5, 6, 7]. Esso prevede cammino e rinforzo muscolare con un’intensità tra 10 e 13 (lieve-moderata), secondo la scala RPE [5], minimo tre giorni alla settimana, con durata libera. L’obiettivo è l’aumento della fitness cardiovascolare che a sua volta limita l’insorgenza di patologie cardio-vascolari che colpiscono spesso i trapiantati [6, 7],
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