Handbook_Volume III

217 3. Terapie di supporto 3.6 La riabilitazione 3.6.1 Nell’adulto Chiara Brazzo1*, Federico Mosna2, Federico Mercolini3, Michela Peranzoni1 1Department of Physiotherapy, Hospital of Bolzano “San Maurizio”, Azienda Sanitaria dell’Alto Adige 2Hematology and BMTU, Hospital of Bolzano “San Maurizio”, Azienda Sanitaria dell’Alto Adige 3Pediatric Oncology and Haematology Unit "Lalla Seragnoli", Department of Pediatrics, IRCCS St. Orsola Polyclinic, University of Bologna, Bologna Email address: chiara.brazzo@sabes.it (Chiara Brazzo), federico.mosna@sabes.it (Federico Mosna), federico.mercolini@gmail.com (Federico Mercolini), michela.peranzoni@sabes.it (Michela Peranzoni) *Corresponding author Abstract: Numerosi studi in questi ultimi anni hanno dimostrato come un programma di esercizi da proporre a pazienti adulti sottoposti a trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche sia sicuro, clinicamente rilevante e produca significativi miglioramenti della fitness cardiorespiratoria, della forza muscolare, dell’equilibrio psicologico e della qualità di vita. Esercita inoltre un effetto preventivo e di controllo sulle complicazioni post-trapianto, aumentando l’aspettativa di vita. L’intervento, per essere efficace, deve essere iniziato prima del trapianto (PREHABILITATION), continuato durante la degenza e proseguito dopo la dimissione fino al raggiungimento dei 100 giorni dal trapianto. Durante il ricovero esso deve essere proposto quotidianamente, cinque giorni su sette, per una seduta compresa tra 20 e 60 minuti, deve essere multicomponente, supervisionato dal fisioterapista, adeguato giornalmente alle capacità individuali ed alle condizioni di salute del paziente secondo le indicazioni del medico e supportato dall’intero team. Keywords: Trapianto allogenico di Cellule Staminali Emopoietiche (TCSE), Trapianto di Midollo Osseo (BMT), Esercizi fisioterapici, Fitness cardiorespiratorio, Fatigue, Qualità di vita 1. Introduzione Il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche o di midollo osseo è una pratica clinica di consolidamento e terapia di numerose malattie ematologiche e oncoematologiche diffusa in tutto il mondo. Nel 2018 in Europa e altre Nazioni afferenti al gruppo European Bone Marrow Transplantation (EBMT) sono stati eseguiti 19.630 trapianti allogenici in 701 Centri totali diffusi in 50 Paesi [1]: principali indicazioni al trapianto sono state le leucemie acute e altre malattie oncoematologiche mieloidi (10.385 nel 2018, 52.9%), la leucemia linfoblastica acuta e altri linfomi (5.369, 27.4%), malattie non oncoematologiche come l’aplasia midollare severa e alcune malattie ereditarie del midollo osseo e dei globuli rossi (2.487, 12.7%), e rari casi selezionati di tumori solidi (47, 0.2%). L’esecuzione di un trapianto di midollo osseo presuppone la sostituzione completa del midollo osseo e quindi del sistema immunitario del paziente con quello di un donatore parzialmente o completamente compatibile. Per ottenere tale scopo, viene impiegata una chemioterapia di condizionamento “ad alte dosi”, storicamente mieloablativa, cioè tale da non consentire il recupero spontaneo dell’ematopoiesi, e più recentemente “a dosi ridotte”, o “non-mieloablativa”, comunque tale da determinare un danno più o meno esteso della mucosa del tratto gastrointestinale e un periodo di neutropenia prolungato (in media 15-20 giorni), con elevato rischio infettivo. La necessità poi di prevenire sia il possibile rigetto delle cellule trapiantate (rischio relativamente basso con le moderne tecniche), sia la più probabile “malattia del trapianto contro l’ospite” (“graft vs host disease”, GVHD), che colpisce circa il 20-40% dei pazienti nel post-trapianto (a seconda del grado di compatibilità HLA - Human leukocyte antigens- e del protocollo di prevenzione seguito), impone di associare alla chemioterapia un regime di immunosoppressione della durata minima di 6 mesi, nella forma di inibitori della Calcineurina (Ciclosporina/Tacrolimus), basse dosi di antimetabo-

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