Handbook_Volume III

131 3. Valutazione della Fragilità Accanto alle comorbidità, è apparso sempre più evidente che il paziente anziano è un paziente fragile e che la fragilità stessa è potenzialmente meritevole di studio e valutazione prima del trapianto. Questo aspetto è importante, perchè la fragilità riflette la capacità dell’individuo di adattarsi ad una condizione di stress. Nel caso del trapiantno allogenico, questo evento di stress non è concentrato in un periodo di breve durata, ma investe il paziente per molti mesi dopo la procedura. Per questo motivo è prevedibile che il paziente più fragile abbia meno riserve e meno capacità di adattamento alla procedura trapiantologica. Gli strumenti per valutare la fragilità del paziente anziano sono molteplici: si va da strumenti semplici ed immediati (come la valutazione del KPS, l’ADL e l’IADL) a strumenti più complessi, comprendenti questionari per la valutazione psicologica e cognitiva. La figura 3 riporta un elenco dei più importanti strumenti per la valutazione della fragilità del paziente anziano [9]. 4. Valutazione Geriatrica Multidimensionale (VGM) L’esperienza clinica degli ultimi 10 anni di trapianto ha insegnato che, probabilmente, il migliore modo per una corretta selezione del paziente anziano candidato ad allo-SCT è combinare la valutazione delle comorbidità con quella della fragilità, nell’ambito della cosiddetta Valutazione Geriatrica Multidimensionale (VGM). Il nostro Gruppo, in collaborazione con il Gruppo francese coordinato dal Prof Mothy, ha dimostrato all’interno di uno studio retrospettivo, che lo score della Fondazione Italiana Linfomi (FIL) che combina comorbidità (valutate con lo score CIRS-G) e fragilità (valutata con ADL ed IADL) si conferma fattore prognostico indipendente sull’OS (HR 0.37; 95% CI 0.25-0.55; p<0.0001); lo stesso non si è sooervato per HCT-CI [10]. Risultati simili sono stati riportati anche in uno studio pubblicato nel 2014 dal Gruppo di Chicago: la presenza simultanea di comorbidità seconod l’HCT-CI e di fragilità secondo IADL peggiora significativamente l’outcome, soprattutto nei pazienti di età > 60 anni [11]. 5. I dati del Registro Italiano (2000-2017) Considerando l’importante diffusione dell’Allo-SCT nel paziente anziano, abbiamo condotto uno studio all’interno del GITMO volto a fotografare cosa è successo di Italia in tema di trapianto allogenico e paziente anziano (≥ 60 anni) negli ultimi 17 anni (2000-2017) [12]. Questo studio (GITMO Allo-Eld, ClinicalTrial.gov NCT044699985) ha coinvolto 30 Centri Trapianto italiani. Il numero di trapianti registrati in PROMISE dal 2000 al 2017 nei pazienti di età superiore a 60 anni è risultato essere pari a 2016, dei quali 1996 erano primi trapianti. L’analisi si è svolta su questi 1996 trapianti, la maggior parte dei quali eseguiti nell’ultimo periodo. Abbiamo suddiviso il periodo in tre sotto-periodi: 2000-2006 (TIME A; 256/1996 – 12%), 2006-2011 (TIME B; 584/1996 – Figura 3. Principali sistemi per la valutazione della fragilità del paziente anziano Figure 3. Analisi multivariata su OS e NRM (tratto da Polverelli et al, BMT 2020) 1. Aspetti Generali

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