Handbook_Volume III

101 trapianto contro ospite [16]. La comparsa di una sintomatologia addominale rilevante, caratterizzata da irritazione parietale fino all’addome acuto, durante il periodo della neutropenia che segue il trapianto, può essere espressione di una complicanza assai temuta ed associata ad elevati tassi di mortalità e che prende il nome di enterocolite neutropenica o tiflite, patologia infiammatoria che coinvolge intestino tenue e crasso [17]. 3.2. Epatotossicità La complicanza epatica più comune associata al trapianto è la malattia veno-occlusiva (VOD)/sindrome da ostruzione sinusoidale del fegato [18]. La VOD è causata da danni endoteliali nei sinusoidi epatici ed è caratterizzata da un incremento dei valori di bilirubina nel sangue oltre, sul piano clinico, all’associazione dei seguenti: aumento di peso, epatomegalia dolorosa e ascite; nella sua forma grave, essa è associata ad un alto tasso di mortalità. Il trattamento è stato per molti anni in gran parte di supporto. Studi preliminari con defibrotide, un polideossiribonucleotide con attività agonista del recettore dell'adenosina, hanno mostrato risultati favorevoli in pazienti con VOD accertata [19, 20]. Tuttavia, il suo utilizzo per la profilassi della VOD nei pazienti adulti allotrapiantati non è indicato, in relazione agli esiti di un recente studio clinico. L’insorgenza di epatiti virali sostenute dai virus HBV e HCV può complicare il decorso del paziente trapiantato, entrando in diagnosi differenziale con altre affezioni che possono coinvolgere il fegato, dalle ripercussioni tossiche farmaco-indotte ai coinvolgimenti epatici delle forme acute e croniche di GvHD [21]. 4. Tossicità genito-urinaria Lo sviluppo della cistite emorragica è associato a ciclofosfamide ad alte dosi all'interno del regime di condizionamento. Questa complicazione è stata in gran parte abrogata dall'uso di mesna (sodio 2-sulfaniletansolfonato) e di una idratazione aggressiva [22]. L'insufficienza renale acuta che richiede la dialisi durante il trapianto si verifica molto raramente. La microangiopatia trombotica, idiopatica o associata alla somministrazione di inibitori della calcineurina (ad es. ciclosporina) può essere una grave complicanza dopo HCT allogenico, con un elevato rischio di mortalità o con conseguente malattia renale allo stadio terminale [23]. La sua patogenesi è molto complessa, riconoscendo un ruolo decisivo nella disfunzione endoteliale, che la accumuna, de facto, al novero delle altre complicanze post-trapianto sulla base della disfunzione endoteliale e al pervertito ruolo degli elementi del complemento [24]. Proprio questo elemento patogenetico rende ragione dell’efficacia del farmaco eculizumab, inibitore monoclonale del complemento terminale [25]. La sindrome nefrosica e la nefropatia membranosa sono state descritte in sopravvissuti a lungo termine; queste complicanze sembrano essere associate più comunemente alla GvHD cronica e al condizionamento non mieloablativo [26]. 5. Tossicità polmonare Il polmone può essere vittima di insulti di natura infettiva e non infettiva, con spettri di manifestazione assai variabili [27]. La tossicità polmonare non infettiva è una complicanza importante del HCT e comprende la sindrome da polmonite idiopatica, l'emorragia alveolare diffusa e la polmonite organizzante criptogenica, con un'incidenza complessiva che varia dall'1% al 15% in diverse serie di casi e un tasso di mortalità variabile [28]. La presenza di una grave patologia polmonare sottostante, l’uso di donatori alternativi e la presenza di una GvHD acuta di grado II/IV aumentano in modo significativo il rischio di sviluppare una patologia polmonare non infettiva. I recenti progressi nella profilassi e nel trattamento delle complicanze infettive hanno aumentato l'importanza delle condizioni polmonari non infettive. La lesione polmonare acuta associata alla sindrome da polmonite idiopatica rimane una complicanza acuta maggiore con elevata morbilità e mortalità. 6. Malattia da trapianto contro l’ospite La malattia del trapianto contro l'ospite rappresenta la complicanza più importante e più specifica del trapianto allogenico [29]. La malattia del trapianto contro l'ospite è descritta come acuta, generalmente presente entro i primi 100 giorni dopo il trapianto, o cronica, generalmente presente dopo i primi 100 giorni dopo il trapianto, anche se negli ultimi sta prendendo corpo sempre più una suddivisione che si basa sugli elementi clinici associati. I fattori di rischio per lo sviluppo della GvHD acuta includono una donatrice di sesso femminile (in particolare una donatrice multipara) per un ricevente maschile, l'età più avanzata nel paziente e nel donatore e la sieropositività al citomegalovirus del donatore o del paziente e l'uso di un donatore non correlato [30]. La GvHD acuta si manifesta con sintomi in diversi si1. Aspetti Generali

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